
Vittima di bullismo per il suo aspetto, rifiutato in un bar a causa del volto deformato da una rara condizione medica. È la testimonianza choc di un uomo che ha scelto di trasformare la propria sofferenza in un messaggio di speranza e consapevolezza, soprattutto per le nuove generazioni.
L’episodio più recente risale a poche settimane fa, in un locale del centro di Londra. “Mi hanno guardato come se fossi un fantasma, poi mi hanno detto che il servizio era terminato, anche se era evidente che stavano ancora servendo”. Un’esclusione umiliante, raccontata durante un’intervista alla BBC, che riaccende il dibattito sulla discriminazione legata all’aspetto fisico.
Il protagonista è Amit Ghose, 35 anni, originario di Birmingham. Nato con la neurofibromatosi, una malattia genetica che provoca la crescita di tumori benigni lungo i nervi, ha convissuto fin dall’infanzia con una marcata deformazione del volto. Una condizione che lo ha reso bersaglio di episodi di bullismo, isolamento e crudeltà.

A soli 11 anni ha subito un delicato intervento per l’asportazione dell’occhio sinistro, compromesso dalla malattia. “Con Halloween alle porte, un bambino mi disse: ‘Non hai bisogno di una maschera, ne hai una per tutta la vita’”, ricorda Amit, ancora segnato da quelle parole. La benda indossata per mesi in attesa della protesi fu solo l’inizio di un lungo percorso di sofferenza e rinascita.
La svolta arriva grazie allo sport. Incoraggiato a praticare cricket, Amit riesce a trovare un nuovo spazio per sé. “Passai dall’essere il ragazzo con la faccia buffa al ragazzo che gioca a cricket”. Anni dopo, lascia il suo lavoro di avvocato per dedicarsi alla divulgazione nelle scuole, raccontando la propria storia ai ragazzi.
Oggi, Amit è impegnato a sensibilizzare gli studenti su temi come accettazione di sé, empatia e diversità. “Dico loro di stare attenti alle parole: quello che per qualcuno è una battuta, per altri può diventare una cicatrice per la vita. Solo quando impariamo ad amare chi siamo, possiamo davvero essere sicuri di noi stessi”.