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Guerra, la nuova frontiera del dolore: 60 morti a Gaza, è strage di donne e bambini

Pubblicato: 20/05/2025 12:40

Ci sono momenti nella storia recente in cui le notizie che arrivano da alcune aree del mondo assumono contorni tragici e difficili da ignorare. I numeri, i volti, le dichiarazioni ufficiali e le testimonianze si sovrappongono in un racconto fatto di sofferenza e di dolore, dove a pagare il prezzo più alto è quasi sempre la popolazione civile.

Le ultime ore hanno portato nuovi aggiornamenti su una situazione che da tempo ha superato i confini di un conflitto militare, diventando una vera e propria emergenza umanitaria. Una crisi che coinvolge migliaia di famiglie, donne, bambini e intere comunità rimaste intrappolate nella spirale della guerra.

Nuove vittime nella Striscia: oltre 60 morti in una notte

Secondo fonti locali, almeno sessanta persone sono morte nelle ultime ore in seguito a nuovi attacchi nella Striscia di Gaza. I raid, condotti durante la notte, hanno colpito in particolare abitazioni civili e strutture utilizzate come rifugi. Due attacchi nel nord avrebbero causato 22 vittime, tra cui molte donne e bambini, secondo quanto riferito dal Ministero della Salute di Gaza.

Deir al-Balah, nella zona centrale, sono state segnalate altre 13 vittime, mentre nel campo profughi di Nuseirat ne sono state contate 15, come riportato dall’Ospedale dei Martiri di Al-Aqsa. A Khan Younis, città nel sud della Striscia, altri due attacchi avrebbero ucciso 10 persone, secondo le informazioni diffuse dall’ospedale Nasser. Da parte dell’esercito israeliano, nessun commento immediato: la linea ufficiale resta quella della lotta ai militanti, attribuendo la responsabilità delle vittime civili alla presenza di Hamas in aree densamente popolate.

UN Women ha sottolineato in una nota come le donne continuino a essere tra le principali vittime del conflitto: “Una donna o una ragazza muore ogni ora”, si legge nel comunicato. L’organizzazione denuncia che più di 28.000 donne e ragazze sarebbero già morte dall’inizio delle operazioni.

Nel frattempo, all’interno di Israele crescono le tensioni politiche. Il quotidiano Yedioth Ahronoth parla di “errori enormi” nella gestione della guerra. Israel Hayom aggiunge: “Trump inizia a perdere la pazienza”. Dura anche l’opposizione interna: Yair Golan ha dichiarato che “Israele rischia di diventare uno Stato-paria”.

Il governo guidato da Benjamin Netanyahu ha respinto le critiche, accusando Francia, Canada e Regno Unito di “offrire una ricompensa ad Hamas” chiedendo di fermare l’offensiva.

Sul fronte umanitario, lunedì è stato concesso l’ingresso a pochi camion di aiuti. Ma le Nazioni Unite avvertono: “Non basta”.

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