
Un cartello. Un messaggio secco. Una tradizione che si ferma. Le strade della città vecchia oggi hanno un silenzio diverso. I turisti passano, osservano, si chiedono cosa stia succedendo. Nessuno impasta. Nessuno stende la pasta.
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La farina rimane sul legno. Nessuna forma prende vita. Nessun profumo sale dai tavoli delle donne che, ogni giorno, trasformano gesti antichi in simboli vivi. Oggi no. Oggi le mani si fermano. E lo fanno per protesta.
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Una protesta che ha il sapore della rabbia. Delusione, frustrazione, resistenza. Le signore non ci stanno. Vogliono risposte. Vogliono rispetto. E per questo si fermano. Con dolore, ma con decisione.
La protesta delle pastaie di Bari Vecchia
Succede a Bari Vecchia, sotto l’Arco Basso, da sempre casa delle famose pastaie delle orecchiette. Un cartello scritto a mano parla chiaro: “Lutto orecchiette”. Il messaggio denuncia l’impossibilità di continuare a lavorare dopo le multe per occupazione di suolo pubblico.
Le sanzioni, arrivate nei giorni scorsi, hanno colpito diverse donne. Alcune famiglie vivono solo di quello. Ora i tavoli sono vuoti. L’attività si ferma finché il Comune non offrirà risposte concrete.
Multe, corsi e silenzi istituzionali
Una delle protagoniste, Franca, parla con fermezza: “Il Comune non vuole farci lavorare”. Racconta dei 5.000 euro di multa, del corso Haccp imposto e dei tentativi di contatto senza risposta. Aggiunge: “Noi vogliamo metterci in regola, ma qualcuno ci deve dire come”.
Le lamentele non riguardano solo le sanzioni. La questione tocca l’intera identità di una tradizione popolare. Il disagio cresce, la frustrazione aumenta. E intanto la gente passa, guarda, fotografa il vuoto dove prima c’era vita.
Reazioni dei turisti e risposte del Comune
I turisti si fermano. Chiedono spiegazioni. Due visitatori tedeschi raccontano il dispiacere: “Sognavamo di vedere le signore delle orecchiette, ma non c’è nessuno”. La delusione si legge negli sguardi. Il disagio si sente tra i vicoli.
L’assessore Pietro Petruzzelli prova a chiarire. Spiega che le sanzioni riguardano la vendita di orecchiette industriali. Dichiara il sostegno dell’amministrazione e la volontà di aiutare nella regolarizzazione. Aggiunge che l’indagine nasce da una denuncia privata e non da un’azione della polizia locale. Oggi, i tavoli restano vuoti. Le mani si incrociano in attesa. Le orecchiette, simbolo della città, diventano il cuore di una protesta che non parla solo di cibo. Parla di storia, di lavoro, di dignità.