
A volte ci sono figure che attraversano le scene culturali in silenzio, ma che con il loro passaggio lasciano un’eco profonda, destinata a risuonare a lungo. Artisti che non cercano la luce dei riflettori, ma che la generano con autenticità, cuore e talento. Quando una voce così si spegne, il vuoto che resta non è solo artistico, ma umano.
In questi giorni, la musica ha perso uno dei suoi spiriti più liberi e connessi, un creatore di ponti, più che un semplice interprete. Chi lo ha conosciuto, ascoltato o incrociato anche solo per un beat, oggi ne piange l’assenza ma celebra la traccia incancellabile che ha lasciato.

Dre Love, il ponte tra il funk del Queens e le strade d’Italia
André Thomas Halyards, conosciuto da tutti come Dre Love, è scomparso a Firenze all’età di 55 anni. Nato nel Queens, New York, ma italiano d’adozione, era arrivato nella Penisola all’inizio degli anni Novanta, scegliendo Firenzecome casa e punto di partenza per la sua esplorazione artistica.
Artista poliedrico — dj, beatmaker, rapper e cantante — è stato tra i pionieri della scena hip hop italiana, entrando prima nei Radical Stuff e poi nei Messaggeri della Dopa. In ogni progetto ha portato voce graffiante, groove e spiritualità, fondendo il funk afroamericano con il rap nostrano. Il suo era un suono consapevole, mai solo estetico.
Uno dei legami più noti è stato quello con Neffa, con cui ha collaborato nei primi due album. Ma la lista dei nomi è lunga: Irene Grandi, Alex Britti, Almamegretta, DJ Gruff, fino alle contaminazioni internazionali con i Jamiroquai. Con la sua band — composta da artisti come Diego Leporatti, Gianni Pantaleo, Tiziano Carfora e altri — portava in scena concerti trasformativi, veri riti sonori.
Diverso dall’altro Dre dell’hip hop, il Dr. Dre di Compton, Dre Love ha inciso non nelle classifiche, ma nelle coscienze. “Non cercava lo scontro, ma il dialogo. Non il profitto, ma la connessione”, si legge nel ricordo.
Emblematico il post dei Casino Royale:
“Ha fatto tanto tanto umanamente ed in termini di suono e attitudine. […] ‘Il cielo è il limite’, vola leggero Dre Love. Ci vediamo di là.” Una perdita che è anche un’eredità: viva, libera, irripetibile.