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Nucleare, impasse nei negoziati Iran-Usa: “Ci fanno richieste oltraggiose”

Pubblicato: 20/05/2025 16:50

Le tensioni internazionali spesso si riflettono prima nei movimenti silenziosi dei mercati, dove anche una minima variazione può anticipare scenari molto più ampi. In un contesto globale instabile, bastano piccoli segnali per innescare onde di preoccupazione: dichiarazioni criptiche, silenzi diplomatici, rinvii improvvisi.

È in questo clima incerto che si è tornato a parlare, con crescente preoccupazione, di uno dei dossier più delicati della politica estera contemporanea. Una trattativa che sembrava avviata verso una lenta distensione sta mostrando segni evidenti di stallo, mentre si moltiplicano le pressioni da entrambe le sponde del negoziato.

«Un errore gravissimo: nessuno aspetta il loro permesso»

A innervosire i mercati è stato soprattutto il rischio concreto che i negoziati sul nucleare tra Stati Uniti e Iran possano subire un collasso. L’ipotesi di un quinto round di colloqui a Roma è ancora in valutazione da parte di Teheran, ma – come confermano fonti diplomatiche – tra i negoziatori iraniani cresce il timore di un fallimento definitivo. Il ministro degli Esteri Araghchi guida una delegazione in allerta: “uno stallo” è il termine che viene ripetuto con più insistenza.

Durante una cerimonia pubblica, Ali Khamenei ha commentato con scetticismo i colloqui:
“Non crediamo che i colloqui indiretti con gli Stati Uniti porteranno a risultati, non so cosa succederà”.
Lo scontro si concentra sull’arricchimento dell’uranio, nodo cruciale del programma nucleare iraniano. L’inviato speciale statunitense Steve Witkoff insiste sullo smantellamento delle scorte di uranio al 60%, considerandolo un punto irrinunciabile:
“Non possiamo consentire nemmeno l’1% della capacità di arricchimento”, ha detto in un’intervista, ribadendo che “l’arricchimento consente la militarizzazione”.

Dall’altra parte, Khamenei ha definito tali richieste “eccessive e oltraggiose”, ammonendo:
“La parte americana dovrebbe evitare commenti insensati. Nessuno aspetta il loro permesso”.

Il viceministro Majid Takht-Ravanchi ha rilanciato con una proposta alternativa: creare un comitato regionale, inclusi i paesi arabi del Golfo, per il monitoraggio condiviso dell’arricchimento.

Sul tavolo, resta anche l’eredità ingombrante del passato. Donald Trump, durante il suo primo mandato, ha ritirato unilateralmente gli USA dall’accordo del 2015. Oggi, il tycoon promette una linea ancora più dura. Ma Teheran difficilmente farà concessioni a chi minaccia bombe e sanzioni, specie mentre le frange più intransigenti vedono nel nucleare un simbolo di indipendenza nazionale.

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