
Scintille a Gallarate tra Alessandro Gassmann e il sindaco Andrea Cassani, esponente della Lega, dopo che il teatro comunale intitolato a Vittorio Gassmann ha ospitato il Remigration Summit, un convegno che ha riunito esponenti della destra europea. L’attore romano, figlio del celebre artista scomparso, ha preso una netta posizione pubblica chiedendo che il teatro non porti più il nome del padre se dovesse continuare a ospitare eventi legati all’estrema destra.
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La polemica, rilanciata sui social e in radio, ha scatenato un ampio dibattito tra esponenti politici, opinionisti e cittadini, riaprendo la discussione su memoria storica, intitolazioni pubbliche e limiti della libertà d’espressione in contesti istituzionali.
La posizione di Gassmann: “Tolga il nome di mio padre”
L’uscita pubblica di Alessandro Gassmann è stata netta e diretta. In un post pubblicato sui propri canali social, l’attore ha espresso tutta la sua contrarietà alla scelta dell’amministrazione comunale di ospitare un convegno politico di ispirazione dichiaratamente anti-immigrazione nel teatro cittadino intitolato a suo padre.
«Caro sindaco, leggo che nel teatro intitolato a mio padre, nella vostra cittadina, ieri è avvenuta la riunione internazionale dei partiti di estrema destra europea (neo fascisti e nazisti). Se nelle sue intenzioni vi è quella di continuare a ospitare in un luogo di cultura manifestazioni con slogan razzisti e illiberali, le chiedo di togliere il nome di mio padre al suddetto teatro. Mio padre ebbe parenti deportati e uccisi dai nazifascisti. Grazie», ha scritto l’attore.
Una presa di posizione che ha fatto subito il giro del web, raccogliendo commenti favorevoli e contrari e sollevando interrogativi su chi possa decidere quali eventi siano o meno compatibili con l’intitolazione di uno spazio pubblico a una figura storica della cultura italiana.
La replica del sindaco Cassani: “Vittorio Gassmann non avrebbe censurato”
Non si è fatta attendere la risposta del primo cittadino Andrea Cassani, che ha voluto ribadire la legittimità dell’iniziativa ospitata e allo stesso tempo difendere l’eredità culturale di Vittorio Gassmann, sostenendo che lo stesso attore, noto per la sua libertà intellettuale, non avrebbe approvato atteggiamenti di censura preventiva.
«Vittorio Gassmann è stato un uomo di cultura eclettico che non ebbe mai paura di esternare la propria appartenenza politica e che, come tutte le persone di valore, che hanno fatto la storia del nostro Paese, probabilmente non avrebbe combattuto con la censura aprioristica le idee altrui, ma con la forza di idee più convincenti», ha dichiarato il sindaco.
Cassani ha inoltre rivendicato la natura pubblica e legittima dell’evento, respingendo ogni accusa di connivenza ideologica con gruppi estremisti, e sottolineando che la sala è disponibile a tutti, nel rispetto delle regole democratiche.

Il caso mediatico e l’intervento di Giuseppe Cruciani
A inserirsi nel dibattito anche Giuseppe Cruciani, conduttore de La Zanzara, che durante l’ultima puntata del suo programma radiofonico ha criticato l’intervento di Gassmann, sollevando una questione più ampia sul doppio standard adottato da una parte del mondo culturale e mediatico.
«Secondo voi sono più pericolosi gli antagonisti dei centri sociali che vandalizzano le città o un gruppo di persone sconosciute che si riuniscono legittimamente e dicono di essere contro l’immigrazione? Vi prego, datemi una risposta!», ha incalzato il giornalista rivolgendosi agli ascoltatori.
Cruciani ha così portato l’attenzione sull’apparente asimmetria di giudizio tra iniziative promosse da forze di destra e manifestazioni legate alla sinistra radicale, accusando parte dell’intellighenzia progressista di essere pronta a stigmatizzare solo un lato dello spettro politico.
Cultura e politica: un nodo ancora irrisolto
L’episodio accaduto a Gallarate ripropone con forza il tema del rapporto tra cultura e politica, e in particolare della responsabilità degli enti locali nella gestione degli spazi pubblici intitolati a figure storiche. È lecito ospitare eventi controversi in luoghi che portano il nome di persone impegnate, in vita, in cause opposte? Chi decide se un evento è incompatibile con l’eredità simbolica di un personaggio pubblico?
Domande complesse, che dividono l’opinione pubblica e su cui l’Italia sembra non avere ancora trovato una linea condivisa. La richiesta di Alessandro Gassmann pone un quesito forte ma legittimo: l’intitolazione di un luogo pubblico implica anche una scelta di valori da preservare nel tempo? Nel frattempo, il nome di Vittorio Gassmann, uno dei più grandi attori della storia italiana, continua a essere al centro di una discussione che travalica i confini della cultura per entrare a pieno titolo nel cuore del dibattito politico contemporaneo.