
Una notte qualunque. Una strada che attraversa campagne tranquille. Una famiglia su un’auto. Quello che sembrava un normale viaggio si è trasformato in un disastro senza ritorno.
Leggi anche: Italia. Scuolabus contro camion,: come stanno i 27 bambini a bordo
I soccorritori hanno trovato una scena impossibile da raccontare. Lamiere, silenzio e corpi. Un dramma che ha scosso un’intera comunità, lasciando dietro solo lacrime, rabbia e domande senza risposta. Il tempo è passato, ma il dolore non si è attenuato. I familiari hanno affrontato il buio, cercando verità e giustizia. Oggi, finalmente, una risposta arriva da un’aula di tribunale.
Leggi anche: Dramma in strada: lampione cade all’improvviso e travolge due persone (VIDEO)
Sette anni e quattro mesi per il conducente
Orjol Lame, 34 anni, ha ricevuto una condanna a sette anni e quattro mesi di reclusione. La sentenza è arrivata al termine del rito abbreviato e riconosce l’omicidio stradale plurimo aggravato. I fatti risalgono alla notte del 30 ottobre 2022.
L’uomo si trovava alla guida di una Fiat Stilo. L’auto è finita fuori strada, schiantandosi contro un edificio dismesso. Con lui viaggiavano quattro persone. Solo lui si è salvato.
Morti la compagna e tre bambini
Nel tragico impatto sono morti Shane Hyseni, 22 anni, Mattias, il figlio di appena 18 mesi, e i due fratellini della donna, di 9 e 11 anni. Lame è rimasto in coma per quasi due mesi. In seguito, una perizia lo ha ritenuto incapace di affrontare subito il processo.
Secondo le indagini, guidava ubriaco, drogato, senza patente, e su un’auto priva di assicurazione. La velocità elevata e la perdita di controllo hanno causato lo schianto.
Risarcimento alla famiglia
Il giudice Luca Ramponi ha stabilito anche un risarcimento provvisionale di 600.000 euro ai genitori di Shane, Ardian e Anjeza Hyseni, difesi dagli avvocati Nicola Termanini e dallo studio A-Valore. Il pm Stefano Rivabella Francia aveva chiesto una condanna più lieve, pari a sei anni e otto mesi.
Dopo la dimissione dalla struttura sanitaria, Lame è rientrato in Albania. Una seconda perizia ha confermato la sua idoneità a sostenere il processo, che si è concluso il 19 maggio scorso. Il processo ha messo un punto fermo, ma il dolore delle famiglie colpite non si cancella. Quattro vite spezzate in pochi secondi, un intero futuro cancellato. Il tribunale ha parlato. Ma la ferita resta, profonda e insanabile.