
Nel cuore del conflitto che dilania l’Est Europa, emergono nuove testimonianze che gettano un’ombra ancora più inquietante sulla condotta delle forze armate russe. Secondo un’inchiesta della Cnn, una esecuzione sommaria di prigionieri ucraini sarebbe stata ordinata direttamente dai comandi militari russi. L’indagine si basa su intercettazioni audio ottenute dall’intelligence di Kiev, verificate e confrontate con un video girato da un drone sul fronte di Zaporizhzhia nel novembre scorso.
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Le immagini e le registrazioni, analizzate in sincronia, raccontano una sequenza brutale e agghiacciante: sei soldati ucraini, disarmati e allineati faccia a terra, vengono giustiziati a sangue freddo da un reparto d’assalto russo, mentre dall’altra parte del filo radio si susseguono ordini freddi e ripetuti: «Uccidete tutti gli altri». È una delle prime volte in cui emergono prove consistenti che farebbero pensare non più a episodi isolati, ma a una catena di comando che prevede l’eliminazione dei prigionieri.

Le intercettazioni: “Fate fuori gli altri”
Secondo quanto riportato dall’inchiesta, le comunicazioni tra i soldati russi e i loro ufficiali avvengono in tempo reale. I nomi in codice usati sono Arta e Beliy. A rispondere ai loro messaggi è un comandante nelle retrovie, che dà indicazioni precise: «Chiedete chi è il comandante; prendetelo vivo e uccidete tutti gli altri». Le comunicazioni, intercettate dalla Sbu, il servizio segreto ucraino, proseguono con altri ordini ancora più espliciti: «Catturate il comandante, fottete gli altri». Un’escalation verbale che culmina con la conferma dell’azione appena compiuta.
La tempistica perfettamente coincidente tra gli ordini ricevuti e l’uccisione dei prigionieri, così come registrata nel video, rafforza la tesi di un’esecuzione non solo autorizzata ma direttamente ordinata. Un’ipotesi che apre uno scenario drammatico sul rispetto delle convenzioni internazionali da parte delle forze russe impegnate sul fronte ucraino.
Le Unità Storm e il sospetto della catena di comando
L’unità responsabile del massacro, secondo l’intelligence ucraina, sarebbe la cosiddetta Unità Storm del 394º reggimento motorizzato. Si tratta di reparti spesso composti da detenuti arruolati nelle carceri, utilizzati in prima linea per azioni ad altissimo rischio. L’Sbu accusa lo stesso reparto anche di una precedente decapitazione di un prigioniero ucraino, sempre nella zona di Zaporizhzhia.
La Cnn, pur non avendo potuto verificare in modo indipendente l’autenticità delle registrazioni, ha ottenuto la consulenza di Morris Tidball-Binz, inviato speciale dell’ONU sugli omicidi arbitrari, il quale ha dichiarato che l’audio sembra indicare inequivocabilmente l’uccisione di soldati dopo la loro resa. Un crimine grave, in violazione del diritto umanitario internazionale, che potrebbe essere ricondotto non solo a singoli soldati, ma a un livello superiore della gerarchia militare.

Un conflitto sempre più brutale
Le esecuzioni documentate non sono un episodio isolato. Fin dall’inizio della guerra, molteplici video e testimonianze hanno raccontato di comportamenti disumani da entrambe le parti. Immagini scioccanti risalenti alla primavera del 2022 mostrarono volontari georgiani che combattono per Kiev sparare su prigionieri russi. Ma la novità del caso analizzato dalla Cnn sta nell’apparente ordine diretto da parte di un comando: un’escalation che alza drammaticamente il livello della barbarie in atto.
Secondo il procuratore generale ucraino, sono 75 le inchieste aperte fino a oggi per sospette esecuzioni sommarie: 268 i prigionieri uccisi, secondo i dati ufficiali. I numeri sono in crescita: nel 2022 si contavano otto procedimenti su 57 vittime, nel 2024 le indagini sono già 39, riferite alla morte di 149 soldati. Nel solo anno in corso sono 20 i casi aperti, per un totale di 51 omicidi.
I limiti della giustizia e il peso della guerra
Resta il nodo della verificabilità di molte testimonianze e filmati, spesso raccolti in condizioni estreme, in un contesto di guerra in cui la verità è la prima a cadere sotto i colpi delle strategie militari. Tuttavia, la coincidenza tra ordini e azioni documentata dalla Cnn rappresenta un punto di svolta nelle indagini internazionali.
Se confermata, la responsabilità non sarebbe più solo dei singoli soldati che agiscono nel caos e nella paura, ma di un sistema strutturato che prevede l’eliminazione dei prigionieri come scelta strategica. Una tesi che, se accolta dalla giustizia internazionale, potrebbe rientrare nella categoria dei crimini di guerra, con tutte le implicazioni giudiziarie e politiche del caso.
Nel frattempo, nelle trincee tra Zaporizhzhia e Prokovsk, la guerra continua. E con essa, si accumulano video, intercettazioni e corpi. Testimonianze atroci di un conflitto che sembra aver smarrito ogni limite umano.