
Israele risponde con fermezza alle recenti prese di posizione dell’Unione Europea, che ha annunciato l’intenzione di riesaminare l’accordo di associazione con Tel Aviv in seguito agli sviluppi del conflitto nella Striscia di Gaza.
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In una nota diffusa sui social, il portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein, ha duramente criticato le dichiarazioni della neo-nominata Alto rappresentante per la politica estera dell’UE, Kaja Kallas. Secondo Marmorstein, la posizione di Bruxelles “riflette una totale incomprensione della realtà complessa con cui Israele si confronta quotidianamente”.

Il governo israeliano ha sottolineato che tale approccio da parte dell’UE non solo è “inaccettabile”, ma rischia anche di rafforzare indirettamente Hamas, che continua a rifiutare ogni tipo di compromesso. Per Tel Aviv, le critiche europee sembrano ignorare il contesto di sicurezza nazionale in cui opera lo Stato ebraico.
L’accordo di associazione UE-Israele, firmato nel 1995 ed entrato in vigore nel 2000, regola i rapporti commerciali, politici e culturali tra le due parti. La sua eventuale sospensione rappresenterebbe un passo politico rilevante e senza precedenti nella storia delle relazioni tra Bruxelles e Gerusalemme.
Il dossier sarà ora al centro del dibattito tra i 27 Stati membri dell’Unione, alcuni dei quali, come Irlanda e Spagna, spingono da tempo per una linea più critica nei confronti di Israele. Tel Aviv, intanto, ribadisce il diritto a difendersi e chiede all’Europa di adottare una posizione “più equilibrata e realistica”.