
Marco Travaglio sorprende ancora e, nel corso di una puntata di Otto e mezzo, prende posizione a favore della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, smontando con precisione chirurgica le critiche mosse dalle opposizioni sulla mancata partecipazione al vertice dei cosiddetti “Volenterosi” diretti a Kiev. Un’assenza che secondo Pd, Movimento 5 Stelle e altri partiti minori, avrebbe rappresentato un segnale di debolezza internazionale da parte dell’Italia. Ma per il direttore de Il Fatto Quotidiano, la scelta della premier è stata invece una delle poche mosse corrette nel quadro complesso della diplomazia europea sulla crisi ucraina.
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Il format dei “Volenterosi” è poco chiaro secondo Travaglio
Intervenuto come ospite fisso nella trasmissione condotta da Lilli Gruber, Travaglio ha articolato la sua analisi criticando duramente l’esistenza stessa del gruppo dei “Volenterosi”, un’iniziativa promossa da un numero ristretto di Paesi – Francia, Germania, Regno Unito e in alcune occasioni anche Italia – con l’obiettivo di discutere il possibile invio di truppe in Ucraina.
“La Meloni ha commesso due errori e fatto una cosa giusta”, ha dichiarato il direttore. “La cosa giusta? Non partecipare al vertice dei Volenterosi sul treno per Kiev e in Albania. L’errore, semmai, è stato esserci nei due incontri precedenti, a Londra e a Parigi, perché nessuno ha ancora capito cosa siano questi Volenterosi, che legittimità abbiano, quale sia il loro ruolo internazionale”.
Secondo Travaglio, infatti, si tratta di un “miniclub di 4 Paesi”, auto-proclamatisi rappresentanti di un’iniziativa diplomatica parallela, che rischia di sovrapporsi e svuotare di significato il ruolo dell’Unione Europea: “Non si sa chi li abbia convocati, ma è evidente che si stanno sostituendo all’Ue, che non è formata da tre Stati più uno esterno, ma da 27 Paesi. E questi 27 – ha sottolineato – non sono affatto d’accordo su nulla”.

Meloni difesa anche sul riarmo
Nonostante l’insistenza di Gruber, che ha provato a spostare la discussione sul piano dell’aumento delle spese militari, altra voce calda del dibattito politico, Travaglio non ha cambiato rotta. Ha ribadito che l’unica mossa politicamente saggia da parte della premier è stata proprio tenersi fuori dal vertice dei Volenterosi.
“Assolutamente sì – ha risposto secco a una domanda della conduttrice –. I Volenterosi sono nati per parlare di truppe da inviare dopo un ipotetico negoziato. Ma è una vera illusione, come quella di Totò che vende la Fontana di Trevi. Almeno quella era una truffa dichiarata. Pensare che la Russia accetterà truppe NATO, in particolare quelle di due potenze nucleari come Francia e Gran Bretagna, sul proprio confine è pura fantasia”.
Secondo Travaglio, l’esistenza stessa del gruppo rischia di produrre l’effetto contrario a quello auspicato: “Si stanno dedicando a sabotare il negoziato, altro che favorirlo”, ha affermato con tono deciso.
Lilli Gruber chiede a Marco Travaglio dei pasticci diplomatici della Meloni. La sua risposta, tagliente e lapidaria, la lascia di sasso e cala il silenzio in studio.
— Davide Scifo (@strange_days_82) May 21, 2025
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Un’analisi che divide, ma smonta le critiche
La posizione del direttore di uno dei giornali più critici verso l’esecutivo rappresenta un punto di svolta nel dibattito pubblico. In un contesto in cui ogni passo della premier viene osservato con attenzione e spesso contestato, l’analisi di Marco Travaglio si pone in netto contrasto con la narrazione dominante delle opposizioni.
Le sue parole mettono in discussione non solo le scelte dei Volenterosi, ma anche l’intero impianto politico con cui parte della comunità internazionale si sta muovendo nella gestione della guerra in Ucraina. E nel farlo, riconosce a Giorgia Meloni il merito di non aver ceduto a pressioni esterne e di aver saputo mantenere una posizione autonoma, quantomeno su questo specifico fronte. Una difesa inaspettata, che riaccende il dibattito sull’autorevolezza italiana in ambito europeo e sul reale ruolo dell’Unione Europea nei negoziati di pace. E che dimostra come, talvolta, le logiche geopolitiche richiedano uno sguardo più ampio e meno ideologico.