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Calcio, terremoto in Italia: il club fallisce ufficialmente. Che tristezza

Pubblicato: 22/05/2025 22:25

Ci sono momenti in cui il risultato sul campo, per quanto sudato e meritato, non basta. Il calcio italiano, da Nord a Sud, vive sempre più spesso situazioni in cui i successi sportivi vengono cancellati da difficoltà economiche insormontabili. Storie di passione e sacrificio che si scontrano con bilanci negativi e gestioni societarie fragili, lasciando i tifosi senza certezze, se non quella dell’amore per i propri colori.

Il fallimento di una squadra non è mai solo una questione tecnica o burocratica. È un terremoto che colpisce non solo i protagonisti diretti, come calciatori e dirigenti, ma anche la comunità che ruota intorno al club: famiglie, aziende locali e intere generazioni di tifosi che vivono il calcio come un simbolo di identità. E, a volte, neppure l’orgoglio e la forza di volontà possono salvare un progetto che si sgretola.

A farne le spese, questa volta, è stata la Lucchese, club storico del calcio toscano. Dopo una stagione vissuta tra mille difficoltà, culminata con la salvezza nello spareggio playout contro il Sestri Levante, è arrivata la doccia fredda: il tribunale ha ufficialmente dichiarato il fallimento della società. Per i tifosi della squadra di Lucca, è il quarto capitolo di una storia che negli ultimi 17 anni sembra ripetersi senza sosta.

Una salvezza costruita sul sacrificio

Quella che per altre squadre sarebbe stata una stagione complicata, per la Lucchese è stata quasi eroica. I giocatori, nonostante stipendi non pagati da mesi, hanno continuato a indossare la maglia, spesso senza sapere se avrebbero ricevuto il necessario per allenarsi o viaggiare. La salvezza è arrivata anche grazie al supporto di alcune aziende locali, che hanno permesso alla squadra di partecipare a trasferte cruciali.

Ogni partita giocata è stata una dimostrazione di attaccamento alla maglia e alla città, un impegno che andava ben oltre il semplice aspetto sportivo. Il sogno era quello di vedere la Lucchese di nuovo ai nastri di partenza della Serie C per la prossima stagione, ma la realtà finanziaria si è dimostrata più spietata di qualsiasi avversario sul campo.

La corsa contro il tempo

Il fallimento non significa necessariamente la fine, ma apre una strada irta di ostacoli. Per salvare la categoria, è necessario che venga costituita una nuova società in grado di rilevare il ramo sportivo e di farsi carico di circa 2 milioni di euro di debiti. La società Affida Srl, attuale sponsor dei rossoneri, ha manifestato la propria disponibilità a intervenire, garantendo il pagamento degli stipendi arretrati e delle fideiussioni necessarie per l’iscrizione al prossimo campionato.

Ma il calendario è impietoso: entro il 4 giugno si dovrà tenere l’asta per l’assegnazione del ramo sportivo, mentre entro il 5 giugno andranno versate fideiussioni e documenti alla Lega Pro. Tempistiche serrate, che non lasciano spazio a errori o rallentamenti.

Il piano B: ripartire dalla Serie D

Se il piano di salvataggio non dovesse andare in porto, rimane un’ultima possibilità: una fusione con il Ghiviborgo, squadra militante in Serie D. Questo garantirebbe un punto di ripartenza, evitando di scivolare nell’Eccellenza, un colpo troppo duro per una piazza storica come quella di Lucca. Tuttavia, anche questa soluzione avrebbe costi e difficoltà, e soprattutto significherebbe rinunciare al sogno di continuare in un campionato professionistico.

Il dramma dei tifosi

Per i tifosi della Lucchese, questa non è solo una storia di sport. È un capitolo doloroso di una lunga serie di delusioni, un colpo al cuore per chi ha sempre sostenuto la squadra, anche nei momenti più bui. Vedere la propria squadra lottare sul campo, sudare per una salvezza, per poi essere tradita dalle vicende societarie, è una ferita difficile da rimarginare.

Il futuro è appeso a un filo, e ogni giorno che passa avvicina sempre di più la Lucchese a un bivio: la rinascita o l’ennesima caduta. Ma se c’è una cosa che la storia del club insegna, è che la passione dei tifosi e la determinazione della squadra non svaniscono facilmente. La speranza, anche stavolta, è l’ultima a morire.

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