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Caso Garlasco, c’è un’altra impronta: “Sporca di sangue”. Di chi è

Pubblicato: 22/05/2025 07:29

L’impronta numero 10 rappresenta la nuova frontiera scientifica nell’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto nella villetta di Garlasco. Si tratta di una traccia digitale rinvenuta sulla porta d’ingresso, non ben definita nei contorni e contaminata dal sangue della vittima. Questa impronta era già stata trattata in passato dai Ris di Parma con l’ausilio di lampade UV e polveri specifiche.

Oggi torna al centro delle attenzioni insieme alla traccia 33, l’impronta della mano destra di Andrea Sempio, individuata sulla parte alta del muro lungo la scala che porta al seminterrato. Secondo una recente consulenza tecnica della Procura di Pavia, redatta in 41 pagine e 23 allegati dal tenente colonnello Gianpaolo Iuliano e dal dattiloscopista Nicola Caprioli, le impronte analizzate sono 36, di cui otto considerate potenzialmente utili.

Una prova che potrebbe cambiare tutto

Tra queste otto, c’è anche la numero 10, attribuita dai carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, già nel 2020, all’“aggressore in fuga dalla scena del crimine”. Tuttavia, il confronto effettuato con gli otto punti di riferimento non ha prodotto risultati positivi. Non appartiene né alla famiglia Poggi, né ad Alberto Stasi, né a Sempio o ai suoi amici Roberto FreddiMattia CapraAlessandro Biasibetti, né a Stefania Cappa.

Il dubbio più rilevante? Nessuna analisi biologica mirata è stata condotta per stabilire se quella ditata fosse effettivamente sporca di sangue, come fanno notare gli investigatori.

Un confronto infuocato tra esperti

Questa impronta è ora al centro di un maxi-incidente probatorio, previsto dal 17 giugno presso i laboratori della Scientifica di Milano. Un confronto tra consulenti che si annuncia teso, come già accaduto per la discussa relazione Previderè-Grignani su unghie e Dna della vittima.

Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, denuncia: “Vogliono screditarmi, ma per lo Stato il colpevole c’è già”.

L’impronta 33 e le sue ombre

Nel frattempo, prosegue la controversia sulla traccia 33, rilevata il 21 agosto 2007 grazie alla ninidrina spray. Una traccia rossastra, simile alle altre impronte di sangue presenti sulle scale. Curiosamente, non compariva nel cd-rom delle foto del primo sopralluogo del 16 agosto. Parte di quell’intonaco fu asportata con un bisturi sterile, come spiegato dal procuratore capo di Pavia, Fabio Napoleone, che annuncia nuove verifiche d’archivio a Parma.

Ma non tutti concordano. L’avvocato Angela Taccia, difensore di Sempio, contesta: “È solo ciò che dice una parte, senza verifica in contraddittorio”. E Luciano Garofano, ex comandante dei Ris, aggiunge: “È un’interpretazione fallibile”. Per ora, escluso un nuovo sopralluogo nella villetta, considerato eccessivamente invasivo.

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