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Garlasco, a pochi giorni dal delitto si era certi fosse stata una donna

Pubblicato: 22/05/2025 19:16

Il 17 agosto 2007, poche ore dopo il ritrovamento del corpo di Chiara Poggi nella sua villetta di via Pascoli, la cronaca pavese era già tinta di notizie che puntavano il dito verso un’“assassina”. In un articolo de La Provincia Pavese, si raccontava che i carabinieri del colonnello Giancarlo Sangiuliano avevano isolato, tra le tracce raccolte nella scena del delitto, un’“impronta di scarpa da donna”. Quel segno, trovato nel sangue di Chiara sulle scale d’ingresso al seminterrato, era diventato un indizio su cui, allora, si concentravano speranze e fantasie investigative:

“L’impronta della scarpa da donna trovata all’interno della villa è stato forse l’elemento che potrebbe segnare una svolta. […] I sospetti su una donna sono più che fondati. Non è da escludere che qualcuno abbia visto qualcosa di interessante e si sia presentato in caserma.”

Le ricerche filtrarono subito verso due nomi, entrambi noti alla vittima, e per un breve momento parve verosimile l’ipotesi che dietro l’omicidio vi fosse una conoscente. Si scavò tra i numeri telefonici, si interrogò chiunque fosse stato sentito dalla stessa Chiara nei giorni precedenti, e il paese guardava con ansia a ogni passo delle indagini. Ma, nonostante quel primo “scarico” di speranza su una pista al femminile, l’inchiesta si arenò. Le assoluzioni patrocinarono la tesi di un solo colpevole, Alberto Stasi, poi condannato in via definitiva e oggi in semilibertà.

Quel che emerge oggi
A diciotto anni di distanza, l’orizzonte processuale si è di nuovo spalancato. La Procura di Pavia ha riaperto il caso ed è emersa una figura del tutto nuova: Andrea Sempio, amico di famiglia e, riferiscono i magistrati, unico indagato nel nuovo filone. Non più una scarpa femminile sfuggita alla vista, ma un’impronta palmare — catalogata come “33” — che, stando a una consulenza dattiloscopica, corrisponderebbe con precisione al palmo destro di Sempio.

Le operazioni di dragaggio di un canale a Tromello alla ricerca di un martello, le perquisizioni nelle case dei genitori di Sempio e dei suoi due migliori amici, e le convocazioni in Procura per lui, Alberto Stasi e Marco Poggi (fratello della vittima), testimoniano come le vecchie certezze stiano cedendo il passo a nuovi interrogativi. Tanto che la difesa del 37enne ha già annunciato di voler «lavorare con calma e lucidamente» sulla consulenza di parte.

Dalla scarpa da donna alla traccia palmare
Quel che colpisce è il ribaltamento delle priorità investigative. Nel 2007, si dava una donna per probabile autrice dell’omicidio: l’impronta di scarpa era stata battezzata “l’elemento che potrebbe segnare una svolta”. Oggi, mentre non risulta più alcuna traccia di quell’elemento negli atti, al centro dell’attenzione c’è una traccia — stavolta palmare — emersa da 80 pagine di perizia sulla “33” impresse sul muro.

Se allora la pista “al femminile” si era spenta, oggi gli inquirenti sembrano convinti di poter finalmente ricucire quei buchi cronologici e forensi rimasti irrisolti. Quel che rimane, a Garlasco e fuori, è la speranza che anche questa volta non restino tracce — di scarpe o di mani — senza un volto e un nome definitivi.

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