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Garlasco, perché l’alibi di Andrea Sempio traballa: l’ombra dei video intimi tra Chiara Poggi e Alberto Stasi

Pubblicato: 22/05/2025 10:16

Il biglietto del parcheggio a Vigevano non convince più. È questo il punto da cui riparte l’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco. Quel foglietto che doveva certificare la presenza di Andrea Sempio lontano dalla scena del delitto rischia ora di diventare un boomerang. Perché a firmarlo, secondo gli inquirenti, non sarebbe stato lui. Ma sua madre. E perché quella mattina, secondo la procura, i tempi per uccidere Chiara e poi presentarsi a Vigevano ci sarebbero tutti.
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Non è l’unico elemento che può mettere nei guai Sempio. Ci sono un’impronta, un DNA, alcuni appunti inquietanti e — a sorpresa — dei video privati che Chiara avrebbe condiviso con il fidanzato Alberto Stasi, salvati sul suo computer. Un dispositivo al quale, secondo un verbale del 2007, avevano accesso anche Andrea Sempio e Alessandro Biasibetti. È in questo contesto che si rivaluta anche l’interrogatorio di Marco Poggi, il fratello della vittima, e perfino due malori: uno della madre di Sempio, uno dello stesso Andrea.

L’alibi incrinato e l’ombra del pompiere

Andrea Sempio ha sempre sostenuto di essere stato, quella mattina, a Vigevano per andare in libreria. Avrebbe trovato chiuso e fatto ritorno. A supporto, uno scontrino del parcheggio, che ha fornito tramite la madre. Ma la procura, coordinata dall’aggiunto Stefano Civardi con le pm Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, sospetta che a generarlo sia stata proprio lei, la madre, recatasi a Vigevano per incontrare un vigile del fuoco: Antonio B.

A scatenare i dubbi è stato un malore avuto dalla donna durante un interrogatorio. Secondo quanto trapelato, le sarebbe stato chiesto conto degli sms scambiati col pompiere proprio il 13 agosto 2007, giorno dell’omicidio. Il cellulare della donna aggancia una cella a Vigevano, dove anche Antonio B. era in servizio. E proprio da lì, secondo la procura, sarebbe stato prodotto lo scontrino, che dunque non proverebbe la presenza di Andrea ma della madre.

Il mistero dei video intimi: “È quello il movente”

Il movente, secondo un’ipotesi investigativa, potrebbe ruotare attorno a contenuti privati: video intimi tra Chiara Poggi e il fidanzato Alberto Stasi. È Marco Poggi, fratello di Chiara, a parlarne ai carabinieri nel 2007. Racconta di essersi imbattuto un anno prima in una chat tra i due fidanzati salvata sul computer di Chiara. Da quella conversazione avrebbe intuito che il file conteneva immagini molto personali.

Dopo il funerale, Marco ne parlò direttamente con Stasi: «Alberto mi confermava dell’esistenza di questo video», avrebbe detto. Il computer, però, non era protetto da password e risultava accessibile anche a Sempio e Biasibetti. Se quei file furono motivo di tensione o ricatto, oggi non è chiaro. Ma è evidente che gli inquirenti li considerano rilevanti.

L’impronta 33, il sangue e la frase misteriosa

Altro elemento cardine è la cosiddetta “traccia dattiloscopica numero 33”, che secondo i Ris potrebbe contenere sangue di Chiara Poggi. L’impronta si trova molto in alto su una parete del seminterrato, come se chi l’ha lasciata si fosse sporto dai gradini per guardare o agire. Non sarebbe compatibile con un gesto abituale come appoggiarsi al muro per scendere.

La difesa di Sempio contesta la rilevanza, richiamando le parole di Marco Poggi secondo cui i ragazzi frequentavano anche il seminterrato. Ma i Ris, che hanno esaltato l’impronta con ninidrina spray, contano ben 15 minuzie dattiloscopiche compatibili con Sempio. E la procura ha annunciato l’uso di nuove tecniche per accertare la presenza di sangue.

In parallelo, si segnala una seconda impronta, la numero 10, rinvenuta sul retro della porta d’ingresso. Traccia ritenuta oggi comparabile, non attribuibile né a Stasi né a Sempio né ai familiari. È da qui che nasce l’ipotesi della presenza di un secondo uomo nella villetta.

In questo quadro già denso, spunta anche un dettaglio inquietante: un post Facebook di Sempio del 17 dicembre 2014, giorno della condanna di Stasi in appello-bis. L’immagine era accompagnata da una frase: «L’essenziale è invisibile per gli occhi… non dimenticare il mio segreto». Una citazione deformata da “Il Piccolo Principe”, libro amato da Stasi. Una coincidenza che la procura non trascura.

L’avvocato Tizzoni e il “supertestimone”

Nel frattempo, Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, è finito nel mirino di un supertestimone intervistato dalle Iene, che lo accusa di non aver segnalato agli inquirenti la testimonianza su Stefania Cappa, vista in stato di agitazione con un borsone vicino alla casa della nonna.

Tizzoni si difende con fermezza: «Balle spaziali. Non ho mai lavorato nello studio dell’avvocato Cappa, non sono un suo allievo. Ho aperto il mio studio nel 1997, lui anni dopo. È vero che conosco lui e le figlie, ma non li sento da dieci anni». Una precisazione, quella dell’avvocato, che intende respingere ogni sospetto di conflitto d’interessi o protezione indebita.

L’inchiesta continua. E ad ogni nuovo dettaglio, il passato di Garlasco si fa più cupo e contorto.

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