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Garlasco, la mamma di Stasi vuole incontrare quella di Chiara Poggi: “Sta venendo fuori uno schifo”

Pubblicato: 22/05/2025 13:10
Garlasco mamma Stasi Poggi

Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, torna alla ribalta il caso Garlasco con nuove rivelazioni e la riapertura dell’inchiesta. A rompere nuovamente il silenzio è Elisabetta Ligabò, madre di Alberto Stasi, il giovane condannato in via definitiva per il delitto. Le sue dichiarazioni arrivano in un momento cruciale: le indagini stanno virando verso una nuova direzione, che chiama in causa Andrea Sempio, ex amico della vittima e ora al centro dell’attenzione investigativa.
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La riapertura dell’inchiesta e l’amarezza della madre

È uno schifo, e mi dispiace usare questa parola, ma non ne trovo un’altra che renda l’idea”, afferma la signora Ligabò in un’intervista rilasciata a La Stampa. Le sue parole colpiscono per la durezza e l’emozione, espressione di un dolore che non ha mai trovato pace. Secondo la donna, la riapertura dell’inchiesta e l’emergere di nuovi elementi dimostrerebbero l’errore giudiziario che ha segnato la vita di suo figlio: “Alberto si è sempre proclamato innocente e ora, finalmente, la verità sta affiorando”.

La nuova pista investigativa porta il nome di Andrea Sempio, già sentito come testimone all’epoca dei fatti e oggi coinvolto in verifiche più approfondite. Al centro dell’attenzione c’è l’impronta numero 33, repertata sulla scena del crimine ma ritenuta allora inutilizzabile. A rendere ancora più complessa la situazione è il ruolo del generale Luciano Garofano, oggi consulente della difesa di Sempio, ma all’epoca a capo del RIS e responsabile dell’esclusione di quell’impronta come prova utile. “È sempre la stessa compagnia, la stessa direzione. Tutti compatti, fin dall’inizio, contro Alberto”, denuncia Ligabò, lasciando trasparire un senso di solitudine e ingiustizia.

Un’inchiesta a senso unico

Per la madre di Alberto Stasi, l’inchiesta è stata condotta fin dall’inizio in modo unidirezionale, con scarsa apertura verso ipotesi alternative. “Non c’è mai stata una vera apertura ad altre ipotesi”, sostiene con fermezza. Un’accusa pesante che riecheggia nelle sue parole con tutto il peso di un processo che, per lei, è stato segnato da pregiudizi e da un accanimento giudiziario.

Il silenzio tra le famiglie

Sul piano umano, il rapporto con la famiglia della vittima resta inesistente. La madre di Chiara, Rita Preda, ha definito “ipotesi stravaganti” le nuove piste seguite dai magistrati, ribadendo che “il condannato è Alberto Stasi”. Una dichiarazione che la signora Ligabò commenta con rispetto ma anche con evidente disagio: “Capisco il suo dolore, dev’essere immenso. Lo rispetto. Ma non riesco a comprendere questa chiusura così rigida”.

Alla domanda se abbia mai tentato un contatto con i genitori di Chiara Poggi, risponde con sincerità: “No, devo essere sincera, non l’ho fatto. Ma non perché non volessi. Ho sempre avuto l’impressione che non ci fosse apertura da parte loro. E cosa dovrei fare? Sfondare un muro?”. Aggiunge però che oggi, se ci fosse la possibilità di un incontro, sarebbe pronta ad affrontarlo: “Sarebbe importante parlarsi, anche solo una volta”.

Il nome di Andrea Sempio resta tabù

Su Andrea Sempio, la madre di Alberto preferisce non commentare: “Non voglio nemmeno sentirlo nominare. Di lui non parlo, per nessuna ragione”. Un silenzio che dice molto più di tante parole, e che testimonia quanto questa nuova fase dell’inchiesta sia vissuta con dolore ma anche speranza.

Una madre che non ha mai dubitato

Da madre, non ho mai dubitato neppure per un istante della sua innocenza”, conclude Ligabò. E oggi, con l’inchiesta che prende una nuova piega, si domanda se qualcuno avrà il coraggio di ammettere l’errore. Le sue parole non sono solo la difesa di un figlio, ma anche un atto d’accusa contro un sistema che, a suo dire, ha fallito. Un sistema che, ora, potrebbe essere chiamato a fare i conti con le sue responsabilità.

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