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Scoperto batterio sconosciuto nella Stazione Spaziale Cinese: resiste a condizioni estreme

Pubblicato: 22/05/2025 11:40
batterio sconosciuto stazione spaziale

A oltre trecento chilometri dalla superficie terrestre, dove il tempo sembra sospeso e la gravità perde significato, l’uomo ha esteso la sua presenza in un ambiente che fino a pochi decenni fa era pura fantascienza. Le stazioni spaziali orbitano silenziosamente attorno alla Terra, ospitando esperimenti, sogni e, a quanto pare, anche ospiti microscopici inattesi. Lo spazio, che credevamo dominato dalla sterilità assoluta, si sta rivelando invece un ecosistema complesso, dove la vita trova nuove forme per resistere.
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Ogni missione spaziale è anche un viaggio nel corpo umano, nei suoi limiti e nella sua capacità di adattamento. Ma c’è un altro passeggero che viaggia insieme agli astronauti: il microbioma. Invisibile e onnipresente, il mondo dei microbi si infiltra in ogni ambiente, persino in quelli più estremi, come le cabine pressurizzate di una stazione spaziale. E proprio in uno di questi ambienti sigillati, a bordo della Stazione spaziale cinese Tiangong, è stata fatta una scoperta sorprendente.

Il batterio scoperto nella stazione Tiangong

Nel maggio 2023, durante una missione dell’equipaggio Shenzhou-15, sono stati raccolti campioni ambientali all’interno della stazione orbitale Tiangong. I risultati, analizzati congiuntamente dal Gruppo di Biotecnologia Spaziale Shenzhou e dall’Istituto di Ingegneria dei Sistemi Spaziali di Pechino, hanno portato all’identificazione di un batterio mai osservato prima, suscitando un notevole interesse nella comunità scientifica internazionale.

Questa scoperta si inserisce nel quadro del China Space Station Habitation Area Microbiome Programme, un ambizioso progetto cinese volto a mappare e comprendere la composizione e il comportamento dei microbi che abitano gli ambienti spaziali a lungo termine. Due indagini principali sono state finora condotte, e una di esse ha permesso di isolare questo nuovo microrganismo.

Un microrganismo resistente e adattabile

Il batterio scoperto è stato descritto come Gram-positivo, aerobico, a forma di bastoncello e capace di formare spore. Secondo i ricercatori, appartiene al genere Niallia e presenta forti analogie con la Niallia circulans, una specie già nota sulla Terra per la sua capacità di sopravvivere in condizioni ambientali estreme.

Il batterio è stato oggetto di uno studio pubblicato sull’International Journal of Systematic and Evolutionary Microbiology, che ne ha sottolineato la capacità di adattamento alla microgravità e all’alta radiazione dello spazio. Sebbene non sia ancora chiaro se questo microrganismo rappresenti un rischio per la salute degli astronauti, la sua presenza a bordo solleva interrogativi fondamentali sulla gestione del rischio biologico in ambiente spaziale.

Implicazioni per le missioni spaziali e per la Terra

La possibilità che i microbi possano sopravvivere nello spazio, e forse evolversi, apre scenari inediti. Per i tecnici e gli scienziati impegnati nella progettazione di missioni a lungo termine verso la Luna e Marte, comprendere il comportamento di questi organismi è essenziale. Il batterio potrebbe influenzare lo sviluppo di nuovi protocolli di sterilizzazione, contribuire alla progettazione di sistemi di supporto vitale più efficaci o persino essere sfruttato in applicazioni biotecnologiche nello spazio, come la produzione di risorse direttamente in orbita.

Al tempo stesso, questa scoperta offre spunti preziosi anche per lo studio della vita microbica terrestre. Analizzare come un batterio riesca a sopravvivere e mutare in condizioni tanto ostili potrebbe aiutare a capire meglio i meccanismi di resistenza di altri microbi, soprattutto in contesti dove la presenza umana è costantemente a rischio, come ospedali o ambienti industriali.

Un nuovo capitolo per la microbiologia spaziale

Sebbene le caratteristiche complete del batterio siano ancora oggetto di studio, la sua scoperta segna un punto di svolta nella comprensione dell’ecosistema microbico nello spazio. Non si tratta solo di un’anomalia da contenere, ma di una testimonianza vivente della resilienza biologica, capace di aprire nuove frontiere nella scienza spaziale e nella microbiologia.

Ogni missione, ogni esperimento, ogni prelievo rappresenta un passo verso una conoscenza più profonda della nostra interazione con l’ambiente spaziale. E ora sappiamo che non siamo soli, neanche nel vuoto cosmico: accanto agli esseri umani, nello spazio viaggiano anche forme di vita invisibili, ma determinanti.

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