
Milano, 27 maggio 2025 – La difesa di Alberto Stasi, l’unico condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, depositerà oggi in Procura a Pavia una relazione tecnica nella quale si ipotizza che l’impronta “33” attribuita ad Andrea Sempio sulla parete di casa Poggi possa contenere tracce di sangue. Lo riferiscono all’AGI fonti qualificate dopo un’anticipazione del TgLa7.
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Secondo i periti Ugo Ricci, Pasquale Linarello e Oscar Ghizzoni, l’intensità della colorazione rossastra e la nitidezza della reazione al reagente usato per evidenziare l’impronta – la ninidrina – dipenderebbero dalla presenza di materiale organico, in particolare emoglobina. Sulla base di questa osservazione, la difesa degli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis chiederà formalmente alla Procura di eseguire nuove analisi mirate su quel reperto.

Nel 2007 i test diedero un esito diverso
Il test eseguito nel 2007 dai carabinieri del Ris aveva invece dato esito negativo alla ricerca di sangue sull’impronta. Tuttavia, la Squadra mobile pavese – come comunicato giorni fa – aveva già annunciato l’intenzione di compiere ulteriori accertamenti sul “palm print” numero 33, riconosciuto con una corrispondenza dattiloscopica a Sempio.
La nuova richiesta difensiva mira a riesaminare, con tecniche più sensibili e specifiche, la natura di quella traccia, che per gli inquirenti rappresenta da anni uno dei pochi elementi concreti emersi sulla scena del crimine. Con lo sviluppo di nuove tecnologie chimiche e strumentali, la difesa ritiene di poter mettere in discussione le conclusioni iniziali, aprendo un ulteriore fronte nell’infinito capitolo giudiziario di Garlasco.