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“Come è stata uccisa e dove”. Liliana Resinovich, svolta shock nelle indagini

Pubblicato: 23/05/2025 20:20

«Visintin aggredì e soffocò Liliana Resinovich». È questa la tesi della Procura di Trieste, riportata dal quotidiano Il Piccolo, che riaccende i riflettori sull’enigmatica morte della donna scomparsa il 14 dicembre 2021 e ritrovata cadavere alcune settimane dopo. Nella richiesta di incidente probatorio depositata dal pubblico ministero Massimo Iozzi, il marito di Liliana, Sebastiano Visintin, viene indicato come l’autore di un’aggressione culminata in omicidio, al centro di una delle vicende giudiziarie più discusse degli ultimi anni.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, il delitto sarebbe avvenuto nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di via Weiss, in corrispondenza del civico 21. Qui, Visintin avrebbe colpito la moglie con una serie di “afferramenti, compressioni, percosse, urti e graffi”, provocandole lesioni multiple alla testa, alla mano destra, al torace e agli arti. La causa della morte sarebbe stata una “asfissia meccanica” dovuta alla compressione del volto. Un’accusa pesante, che rappresenta una svolta nelle indagini, inizialmente in bilico tra le piste del suicidio e dell’omicidio.

resinovich

La richiesta di incidente probatorio è finalizzata a fissare la testimonianza di Claudio Sterpin, amico e confidente di Liliana, considerato un testimone chiave. Sterpin è stato tra i primi a contestare pubblicamente l’ipotesi del suicidio, sostenendo che l’amica fosse stata uccisa. Secondo la procura, le sue dichiarazioni possono fornire elementi cruciali per ricostruire le ultime ore di vita di Liliana, e la sua versione dei fatti potrebbe rivelarsi decisiva per sostenere l’impianto accusatorio.

Un nodo fondamentale dell’inchiesta riguarda anche la frattura alla vertebra T2, elemento che potrebbe confermare l’ipotesi dell’omicidio. L’avvocato Nicodemo Gentile, legale del fratello della vittima Sergio Resinovich, ha dichiarato che la lesione era già visibile nella TAC dell’8 gennaio 2022, contrariamente a quanto affermato da Giacomo Molinari, tecnico responsabile dell’esame. «Il tecnico mente, il suo è un bluff», ha affermato Gentile, annunciando una querela per falso.

Secondo i consulenti tecnici della famiglia, Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico, la frattura era già presente durante l’esame e non sarebbe stata provocata in seguito, ad esempio durante l’autopsia, come era stato ipotizzato per avvalorare l’ipotesi suicidaria. Questo particolare rafforza la tesi che Liliana sia stata colpita violentemente alla schiena, rendendo meno plausibile un gesto autolesivo.

Gentile ha anche chiesto al Ministero della Salute un’ispezione nel reparto dove opera Molinari, ipotizzando che il tecnico possa aver coperto qualcuno o agito su mandato. «È inaccettabile che nessuno abbia notato la condotta di questa persona, che ha trasformato la sala autoptica in una sorta di spettacolo di paese», ha tuonato Sergio Resinovich, denunciando pubblicamente la superficialità con cui sarebbero stati trattati elementi chiave dell’indagine.

Con l’indagine ufficialmente riaperta, il caso Resinovich resta una delle vicende più controverse e seguite d’Italia. La Procura sembra ora decisa a stringere il cerchio attorno alla figura del marito, mentre la famiglia continua a chiedere giustizia per Liliana, convinta fin dal principio che non si sia trattato di un suicidio, ma di un omicidio accuratamente mascherato.

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Ultimo Aggiornamento: 23/05/2025 20:45

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