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“Lui è innocente”. Garlasco, l’ex maresciallo Francesco Marchetto: “Mi hanno escluso proprio quando ero al dunque”

Pubblicato: 23/05/2025 12:08

Il caso che da anni divide l’opinione pubblica si riapre, con nuovi scenari e vecchie ombre. Un’indagine che sembrava chiusa, oggi torna a mostrare tutte le sue crepe. Mentre la giustizia prova a trovare nuove risposte, c’è chi sostiene di non essere mai stato ascoltato davvero.

Francesco Marchetto, ex maresciallo dei carabinieri, fu uno dei primi a intervenire nei giorni successivi all’omicidio di Chiara Poggi. Ma il suo ruolo in quella fase iniziale si interruppe bruscamente: venne sollevato dalle indagini appena dieci giorni dopo. L’accusa? Non aver sequestrato una bicicletta nera da donna compatibile con quella vista da una testimone. Un’azione che secondo l’accusa avrebbe favorito Alberto Stasi, all’epoca fidanzato della vittima e poi condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione. Il procedimento contro Marchetto è finito prescritto, ma è stato comunque condannato a risarcire la famiglia Poggi con 40mila euro.

«Stasi non c’entra, ora si indaghi davvero su tutti»

Intervistato nei giorni scorsi, Marchetto è tornato a parlare, sostenendo che quanto sta emergendo oggi conferma i dubbi che aveva già allora. «Finalmente stanno facendo quello che ho sempre sostenuto dal 2007», ha detto. «C’erano troppe persone all’interno di quella casa. Dove c’è casino, non c’è chiarezza. C’erano carabinieri che non dovevano esserci. Gli accertamenti sono stati complicati fin dall’inizio».

Secondo il maresciallo, l’allontanamento dal caso fu conseguenza del suo desiderio di allargare il campo delle indagini. «Quando ho detto di guardare anche da un’altra parte, sono stato escluso. Volevo un’indagine a 360 gradi. Se allora avessimo messo sulla bilancia Stasi e altri, l’ago sarebbe andato verso altri nomi».

«Le Cappa? Nessuno ha verificato davvero l’alibi»

Tra le ombre ancora da chiarire, Marchetto indica le gemelle Cappa, cugine della vittima. «C’era un testimone che smentiva i movimenti della madre, quella mattina. E Muschitta che descrisse Stefania in bici, con troppi dettagli per essere una bugia», racconta. «Bisognava entrare in casa loro, ma il capitano Cassese disse: tengono l’alibi. Ma chi l’ha mai verificato davvero?».

Ora, con nuove perizie e nuove piste aperte, Marchetto auspica che la verità possa finalmente emergere: «Le nuove indagini daranno il nome giusto al colpevole. Stasi non c’entra nulla».

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