
Paolo Savona, presidente della Consob, ha lasciato intendere la possibilità di un passo indietro, aprendo alla fine anticipata del suo incarico, che scade a marzo 2026. La dichiarazione, pronunciata a margine di un evento al Festival dell’Economia di Trento, arriva in un momento di frizione tra l’Authority dei mercati e il governo.
Il nodo è l’allungamento dell’Ops di Unicredit su Banco Bpm: una decisione che ha suscitato forti malumori a Palazzo Chigi, a tal punto che qualcuno ha ventilato l’ipotesi di un intervento normativo per limitarne l’efficacia. A chi gli chiedeva se si sentisse ancora legittimato, Savona ha risposto: “Io vado via quando non sono più gradito in tutte le istituzioni. Quindi finché sono gradito resto, quando non sono più gradito vado via”.
“La saggezza incombe”

A 88 anni, l’economista ed ex ministro non sembra intenzionato ad arroccarsi. “Ho un’età tale che la saggezza incombe”, ha aggiunto con tono amaro ma lucido, “significa che quando uno è saggio se ne deve andare”. Un messaggio che suona come un avvertimento al governo: se la fiducia viene meno, lui è pronto a lasciare, senza bisogno di forzature.
Un epilogo che avrebbe ripercussioni significative sui delicati equilibri della vigilanza finanziaria italiana, proprio mentre il sistema bancario è alle prese con operazioni complesse e il clima politico si fa sempre più teso.