
C’è un indagato per la morte di Bruno Sette, il 76enne residente a Porto Viro (provincia di Rovigo) trovato cadavere la mattina del 23 maggio nel cortile della sua abitazione in via Turati, nella frazione Donada. A essere accusato di omicidio preterintenzionale è il figlio Massimo Sette, 46 anni, che viveva nella stessa casa insieme al padre e ai due fratelli. L’uomo, al momento della tragedia, era già sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.
Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Rovigo, il decesso dell’anziano potrebbe essere avvenuto a seguito di una lite familiare. Nello scontro con il figlio, Bruno Sette sarebbe caduto a terra sbattendo violentemente la testa, riportando ferite risultate letali. La dinamica, tuttavia, è ancora oggetto di verifica: gli inquirenti devono chiarire se la caduta sia stata accidentale o provocata da un’aggressione fisica, e se ci sia stato un oggetto contundente coinvolto, come inizialmente ipotizzato.

Il corpo del pensionato è stato scoperto all’alba di venerdì nel cortile di casa. A lanciare l’allarme sono stati alcuni familiari. I carabinieri, giunti in forze, hanno trovato una scena che fin da subito ha fatto pensare a una morte violenta: abbondante sangue sul vialetto d’ingresso e ferite evidenti alla testa della vittima. Sul posto sono intervenuti anche il medico legale e il sostituto procuratore di turno, che ha immediatamente disposto i primi accertamenti.
Un primo esame cadaverico ha confermato che le ferite craniche potrebbero essere la causa diretta del decesso. Nel corso della giornata sono state effettuate indagini tecniche, con il sequestro di campioni biologici, indumenti, oggetti personali e anche l’automobile utilizzata da Massimo Sette. L’abitazione è stata messa sotto sequestro, e sono state raccolte testimonianze da vicini e parenti, inclusi i figli della vittima.
Massimo Sette è stato ascoltato per diverse ore in caserma, assieme a un altro fratello. Secondo gli inquirenti, la lite tra il padre e il figlio sarebbe degenerata in una colluttazione culminata con la caduta mortale di Bruno. Questo spiegherebbe perché al 46enne venga contestato il reato di omicidio preterintenzionale: avrebbe agito in modo violento, ma senza l’intenzione di uccidere. L’ipotesi iniziale di un colpo inferto con un badile o altro oggetto contundente non trova al momento riscontro nei sequestri effettuati.
Il procuratore Manuela Fasolato ha specificato che la dinamica ipotizzata non prevede l’uso di un’arma, ma un esito tragico di una caduta violenta. Le indagini proseguono per accertare la verità e chiarire tutte le fasi dell’accaduto. Al momento non risultano adottate ulteriori misure cautelari nei confronti di Massimo Sette, che resta ai domiciliari in attesa di ulteriori sviluppi. La comunità di Porto Viro, intanto, è scossa da quanto accaduto in una famiglia nota e ritenuta fino a oggi tranquilla.