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“La verità su Sempio e quella prova”. Garlasco, il magistrato rompe il silenzio

Pubblicato: 24/05/2025 17:02

Mario Venditti, ex procuratore della Repubblica di Pavia, torna a parlare del caso Chiara Poggi attraverso una nota diffusa dal suo avvocato Domenico Aiello. Al centro dell’intervento, la questione delle archiviazioni nei procedimenti che in passato avevano riguardato Andrea Sempio, oggi indagato per omicidio in concorso con ignoti nella nuova inchiesta riaperta dalla Procura pavese. Venditti tiene a sottolineare di essere stato lui stesso, su richiesta della difesa di Alberto Stasi, a disporre ulteriori accertamenti su Sempio.

L’ex magistrato ricorda che, dopo la condanna definitiva di Stasi, fu assegnato – insieme ad altri – a un fascicolo nato da un esposto della difesa e basato su risultanze tecniche presentate già anni prima alla Corte d’Appello di Milano. Tali risultanze, puntualizza Venditti, non furono mai contestate dalla Procura Generale. Nonostante ciò, si procedette a nuove indagini, che non portarono elementi utili a riaprire il caso. Le analisi del Ris e i successivi approfondimenti, infatti, confermarono l’inutilizzabilità della prova scientifica. L’indagine venne dunque archiviata nel marzo 2017.

Un secondo fascicolo, come spiega ancora Venditti, prese invece le mosse da una segnalazione dei Carabinieri nel 2020. A generarla fu un nuovo esposto, sempre della difesa di Stasi, che lamentava episodi di molestie, pedinamenti e violenze ai danni di una professionista del team difensivo. In quel contesto, gli investigatori milanesi evidenziarono anomalie nelle precedenti indagini e trasmisero gli atti alla Procura di Pavia, indicando la possibile esistenza di elementi trascurati in passato.

Nonostante ciò, Venditti precisa che, già prima del 2020, il caso Poggi era stato oggetto di una sentenza passata in giudicato e che le Procure Generali di Milano e Brescia, quest’ultima competente per eventuali richieste di revisione, avevano rigettato ogni istanza presentata dalla difesa. Per questo motivo, nel valutare la nuova informativa dei carabinieri, l’ex procuratore ha ritenuto che le anomalie sollevate fossero prive di riscontri oggettivi, confermando l’infruttuosità della prova scientifica già riscontrata in precedenza.

Anche in questo secondo procedimento, Venditti avanzò la richiesta di archiviazione, ritenendo infondate le nuove ipotesi. La richiesta fu accolta da un altro giudice dell’ufficio Gip di Pavia, chiudendo così anche quel fascicolo. L’ex magistrato difende dunque il suo operato, rivendicando un’azione sempre guidata dalla mancanza di elementi concreti che potessero riaprire un caso chiuso con sentenza definitiva.

La nota dell’avvocato Aiello sottolinea come la sentenza che ha portato alla condanna di Stasi sia, ancora oggi, un atto definitivo e inamovibile, con pieno valore di cosa giudicata. Per questo, qualsiasi nuova azione giudiziaria dovrà necessariamente confrontarsi con le garanzie costituzionali che regolano il diritto di difesa e la stabilità delle decisioni giurisdizionali.

Tuttavia, conclude il legale, la nuova iniziativa della Procura di Pavia, sebbene del tutto legittima, potrebbe presto condurre a una nuova richiesta di revisione del processo, stavolta fondata su elementi probatori inediti, non ancora valutati in precedenza. Il caso Chiara Poggi, dunque, potrebbe essere destinato a riaprirsi.

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