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Milan, la curva si ribella: cori e striscioni contro la società. Addio allo stadio

Pubblicato: 24/05/2025 22:15

La protesta non inizia allo stadio, ma davanti a Casa Milan, ore prima del fischio d’inizio di Milan-Monza. Lì dove tre anni fa si festeggiava uno scudetto atteso da oltre un decennio, oggi migliaia di tifosi si sono radunati per contestare la proprietà e la dirigenza, accusati di aver smarrito l’identità del club in nome del bilancio. È il primo atto di una giornata carica di tensione, iniziata sotto un sole cocente e proseguita poi allo stadio, dove i cori si sono fatti ancora più duri.

Circa cinquemila persone (tremila secondo la Questura) si sono presentate all’appello lanciato nei giorni scorsi dalla curva Sud: famiglie, ragazzi, vecchi abbonati, non solo ultras. Nessuno dei dirigenti si affaccia, e quando una finestra si apre per un attimo, piovono i fischi. Il messaggio è chiaro: “Liberate il Milan”, recita uno striscione bianco portato in testa al corteo che, dopo la manifestazione, si è diretto verso lo stadio Meazza.

Accuse alla dirigenza, invocato il ritorno di Maldini

Davanti alla sede rossonera campeggiano due striscioni enormi, rivolti direttamente a Paul Singer, Gerry Cardinale, Furlani, Scaroni, Ibrahimovic e Moncada. “Con voi al comando è fallimento sicuro” e “Avete trasformato San Siro in un luogo silenzioso, pieno di clienti e turisti da spennare”: questo il tenore delle accuse. In molti invocano il ritorno di Paolo Maldini, figura simbolica allontanata dalla nuova gestione, e rimpiangono la presidenza di Silvio Berlusconi, rievocato dal coro “C’è solo un presidente”.

A San Siro, la protesta continua con cori e fischi durante il riscaldamento della squadra. Il malcontento esplode contro le scelte tecniche e strategiche degli ultimi mesi, considerate il frutto di una visione puramente finanziaria, incapace di restituire alla squadra competitività e identità. Le parole di Marco Pacini, leader della curva, lasciano poco spazio ai fraintendimenti: “La scelta più saggia sarebbe vendere, ma se non potete farlo subito, almeno fatevi da parte e lasciate spazio a gente del mestiere, magari anche milanista”.

“Avete ucciso il milanismo”

È l’accusa più dura, quella che va oltre i risultati. I tifosi imputano alla società non solo un’annata fallimentare, conclusa al nono posto e fuori dalle coppe, ma la fine di un’idea di Milan: passionale, identitario, legato al territorio e alla sua storia. “Avete annientato il milanismo per il fatturato”, si legge nel comunicato ufficiale. Non si parla solo di allenatori sbagliati o di un calciomercato deludente, ma di una trasformazione culturale che ha allontanato la tifoseria dal proprio club.

In questa giornata, nessuna bandiera viene bruciata: ma si è acceso un fuoco di rabbia e delusione che difficilmente si spegnerà con una conferenza stampa. La frattura è aperta, e ora tocca alla società capire se è ancora in grado di parlare la lingua del suo popolo.

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