
Da anni il delitto di Garlasco tiene col fiato sospeso l’Italia. Una vicenda intricata, con tanti misteri ancora aperti. Il nome di Alberto Stasi si lega a questa storia, un uomo condannato in via definitiva. Ma la verità sembra ancora lontana.
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Le indagini si sono susseguite, senza mai chiudere completamente il cerchio. La scena del crimine, i reperti, le tracce raccolte in anni di processi e dibattiti. Tutto è stato analizzato più volte, eppure ogni volta emergono nuovi dubbi. L’interesse pubblico rimane vivo.
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Ora, un nuovo capitolo si apre. Una richiesta che scuote le carte in tavola. La difesa vuole riaprire il caso, portando avanti una battaglia che potrebbe riscrivere tutto. Il bisogno di chiarezza torna al centro.
La richiesta di Stasi: rivisitare i reperti

L’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, ha messo sul tavolo una proposta decisa. Vuole una nuova analisi scientifica di tutti i reperti. Una revisione completa e moderna. Perché la scienza avanza, e la tecnologia offre strumenti nuovi.
Tra gli elementi da rivedere ci sono anche le impronte dei piedi trovate sulla scena. Impronte che all’epoca hanno destato interesse particolare. Una in particolare, un’impronta di scarpa femminile, numero 36/37, potrebbe rivelare qualcosa di importante. Le vecchie analisi lasciano spazio a nuovi esami.
Ipotesi di più persone coinvolte
La tesi che la difesa vuole sostenere è chiara. L’omicidio non sarebbe opera di una sola persona. Diverse figure potrebbero aver partecipato a quella tragica notte. Questa ipotesi trova terreno anche nell’indagine aperta dalla Procura di Pavia.
Nel mirino degli investigatori, oltre a Stasi, c’è anche Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Un’inchiesta che si allarga, che mette in discussione certezze consolidate. La richiesta di revisione non è solo un atto formale, ma un grido per far luce su una vicenda ancora oscura.