
Certe notti sembrano non finire mai. Il buio non pesa, ma resta in bilico. Le finestre si chiudono un po’ prima, le radio restano accese senza che nessuno le ascolti. Sul tavolo un bicchiere vibra impercettibilmente, il cane solleva la testa, poi la riabbassa. C’è qualcosa che scorre sotto, che si tende. Un battito trattenuto. Nessuno lo nomina, ma tutti lo sentono. È la montagna, quando smette di dormire.
Il lago è una lastra nera, immobile. Avvolge i boschi, accarezza il fondovalle, raccoglie nel silenzio le prime parole del sottosuolo. I pali della luce si piegano leggermente, non per il vento ma per qualcosa che non si vede. L’altopiano è come una grande cassa toracica che prende fiato: si gonfia, poi resta lì, sospesa. E in quel momento, si capisce che la terra sta preparando qualcosa.
Undici scosse in una notte

È successo nella notte, quando l’area del Lago di Campotosto, in Abruzzo, è stata interessata da uno sciame sismico. In meno di 24 ore, i sismografi dell’INGV hanno rilevato undici scosse, tutte concentrate nella stessa zona. La fase più intensa si è verificata in tarda serata, tra le 23:16 e le 23:57, con tre eventi ravvicinati di magnitudo 2.2, 2.4 e 2.1.
Sebbene la magnitudo fosse contenuta, la sequenza ha attirato subito l’attenzione per la ripetitività degli episodi e per la loro posizione: nel cuore di una delle aree a più alta pericolosità sismica dell’intera dorsale appenninica.
La faglia che inquieta l’Appennino
A generare le scosse è stata la faglia di Campotosto, una struttura estensionale lunga circa 25 chilometri, orientata in direzione nord-ovest/sud-est. Coinvolge i territori di Capitignano, Campotosto e Amatrice, già segnati da terremoti devastanti negli anni 2016 e 2017.
Questa faglia è considerata una delle più attive e studiate dell’Appennino centro-meridionale. È nota per la sua capacità di attivarsi con meccanismi concatenati, in tempi molto ravvicinati, generando effetti a catena anche su faglie adiacenti.
Il significato di uno sciame “piccolo”
Secondo i sismologi, la sequenza di maggio potrebbe essere un segnale di rilascio di stress localizzato o di una riattivazione transitoria della struttura. Fenomeni simili sono frequenti nelle faglie mature, che alternano fasi silenziose a momenti di microattività sismica.
Al momento non ci sono elementi per prevedere sviluppi più gravi, ma l’intera zona resta sotto stretta sorveglianza. Gli esperti invitano a non sottovalutare mai nemmeno le scosse di bassa magnitudo, soprattutto in territori già segnati da una lunga memoria sismica.