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L’elicottero di Putin nel mirino: attacco con droni durante la visita a Kursk

Pubblicato: 25/05/2025 15:21

Durante la visita di Vladimir Putin nella regione di Kursk, il 20 maggio scorso, l’elicottero presidenziale sarebbe stato bersaglio di un attacco massiccio con droni ucraini. Lo ha rivelato il comandante della difesa aerea russa Yuri Dashkin, intervenendo nella trasmissione “Vesti Nedeli” sul canale Rossiya 1. Secondo quanto dichiarato, l’attacco sarebbe stato respinto con successo, senza mettere a rischio la sicurezza del presidente.

Il viaggio di Putin nel Kursk comprendeva incontri istituzionali con i rappresentanti locali, tra cui responsabili dei comuni e volontari, nonché una visita al cantiere della centrale nucleare di Kurchatov, considerato un nodo strategico per il rilancio energetico della regione.

Mosca lancia un segnale: la guerra si avvicina al potere

La notizia, diffusa una settimana dopo i fatti, ha un peso politico preciso. L’esercito russo ha voluto mostrare capacità di reazione e controllo anche in condizioni di massima emergenza, ma allo stesso tempo l’ammissione dell’attacco così vicino al presidente suona come un’amplificazione simbolica del rischio: la guerra, ormai, tocca il cuore del potere russo.

L’utilizzo di droni ucraini per colpire obiettivi in territorio russo è in crescita da mesi, ma il riferimento esplicito a un’azione diretta contro il capo dello Stato rappresenta un salto qualitativo, tanto nella dimensione militare quanto in quella comunicativa.

Kiev non rivendica, ma osserva. E gli alleati restano vigili

Al momento, nessuna rivendicazione ufficiale è arrivata da parte ucraina, come spesso accade in queste operazioni condotte oltre confine. Tuttavia, la strategia di Kiev appare coerente: portare la pressione il più possibile all’interno del territorio russo, distrarre risorse dal fronte e seminare insicurezza tra la popolazione.

Dal punto di vista internazionale, l’episodio riaccende il dibattito sulla natura difensiva o offensiva del supporto militare occidentale. Ogni volta che un drone colpisce un punto sensibile al di là del confine, si riapre la discussione: fino a che punto l’Ucraina può colpire? E con quali strumenti forniti da chi?

Putin e la narrativa dell’assedio

Nel racconto interno russo, un attacco a un elicottero presidenziale si trasforma immediatamente in prova del pericolo esistenziale che incombe sul Paese. Anche quando sventato, l’attentato diventa un’arma narrativa per consolidare consenso e legittimare repressione e militarizzazione. La visita alla centrale nucleare di Kurchatov, incastonata nel racconto della resilienza russa, si trasforma così in un messaggio duplice: costruiamo energia, ma siamo sotto assedio.

Per Mosca, ogni attacco su suolo russo, reale o evocato, è anche un’occasione per accusare l’Occidente di complicità indiretta e rafforzare il messaggio di un conflitto sempre meno “locale”. E intanto, anche aerei presidenziali devono volare con lo sguardo rivolto al cielo.

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