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Morto il regista delle notti più iconiche della tv

Pubblicato: 25/05/2025 13:44

Dietro ogni applauso che scroscia in una platea illuminata, dietro ogni lacrima rubata da un primo piano, c’era la sua mano invisibile. Jeff Margolis non si vedeva, ma c’era sempre. Quando il sipario si alzava sugli Oscar, o quando una stella della musica si stringeva al microfono per ringraziare, era lui a decidere cosa mostrare, quanto indugiare, quando cambiare inquadratura. Un regista senza volto, che parlava con le immagini e lasciava che fosse la televisione, non l’ego, a brillare.

La sua regia non interrompeva mai la magia. La accompagnava, la amplificava, la rispettava. Per decenni, milioni di spettatori hanno vissuto emozioni forti senza sapere che dietro quella coreografia perfetta c’era una sola firma. Ha lasciato un vuoto silenzioso come il suo stile: sobrio, misurato, eppure fondamentale.

Si è spento a 78 anni Jeff Margolis, regista e produttore che ha rivoluzionato il linguaggio delle cerimonie televisive. Dagli Oscar agli Emmy, dai Golden Globe agli American Music Awards, il suo tocco ha accompagnato mezzo secolo di spettacolo in diretta.

Jeff Margolis non era solo una figura dietro le quinte: era l’autore invisibile di emozioni che milioni di spettatori hanno vissuto senza conoscere il suo nome. Un’eleganza sobria e umana ha attraversato tutta la sua carriera, rendendo la sua regia un esempio di empatia in un mondo spesso dominato da ego e fretta. La sua morte è avvenuta venerdì mattina a Nashville, come ha confermato la famiglia, che non ha fornito dettagli sulle cause del decesso.

Il regista gentile

Nato a Los Angeles, nel cuore pulsante dell’industria dell’intrattenimento, Margolis era cresciuto tra gli studi televisivi. Da ragazzino aiutava lo zio Monty Hall, celebre volto del quiz “Let’s Make a Deal”, tenendo in mano i cartelloni con le battute. Da quella posizione defilata sarebbe salito fino al centro del sistema spettacolo, diventando un punto di riferimento assoluto.

La sua carriera è una mappa dello show business americano: otto cerimonie degli Oscar, ventidue edizioni degli American Music Awards, tre Emmy Awards, sette Sag Awards, oltre a speciali per Frank Sinatra, Michael Jackson, Elizabeth Taylor, Bette Midler e Cher. Il suo stile si riconosceva nella cura dell’inquadratura, nella gestione dei tempi morti, nella capacità di raccontare l’attimo.

Una firma diventata scuola

Il suo modo di intendere la regia non era mai autoritario. In un’intervista rilasciata nel 2024 a Medium, lo aveva spiegato così: “Credo che una parte significativa del mio successo sia legata alla gentilezza. Non ho mai alzato la voce o umiliato qualcuno”. Una frase che racchiude la sua idea di leadership: non imporsi, ma armonizzare. Dietro le quinte di ogni cerimonia c’era un gruppo unito, plasmato dalla sua capacità di ascolto.

Nel mondo della televisione in diretta, Margolis ha inventato un ritmo nuovo: non l’adrenalina caotica, ma la precisione musicale, capace di dare risalto tanto all’applauso del pubblico quanto allo sguardo emozionato di un attore premiato. Ogni dettaglio — una dissolvenza, un primo piano, una panoramica — aveva una funzione narrativa.

Un’eredità silenziosa e duratura

Nel 1976 fondò la Jeff Margolis Productions, con cui produsse format per NBC, ABC, CBS, Fox, VH1, HBO. Tra i titoli più celebri, Fame e In Search of the Partridge Family, ma il suo lascito più potente resta nelle serate da Oscar: notti scolpite nell’immaginario collettivo, dove la regia non cercava di rubare la scena ma di sublimarla.

Premiato dalla Directors Guild of America per la regia degli Oscar, vincitore di due Emmy su sei nomination, Margolis è rimasto fino alla fine una figura schiva, modesta, essenziale. Il suo nome forse non era noto al grande pubblico, ma il suo sguardo ha formato quello di tutti. In un mondo di registi che vogliono farsi riconoscere, lui è stato il regista perfetto: presente ovunque, visibile da nessuna parte.

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