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Nanni Moretti contro Netanyahu: “Quanti palestinesi devono ancora morire?”

Pubblicato: 25/05/2025 19:26

Una frase breve, lancinante. Nessuna sfumatura, nessun filtro retorico. Solo una domanda rivolta al cuore del potere israeliano: “Ma quanti palestinesi devono ancora morire perché tu sia soddisfatto e finalmente la smetta?”. Così Nanni Moretti ha deciso di prendere posizione. Lo ha fatto su Instagram, nella forma più asciutta possibile, in un post che in poche ore ha infiammato il dibattito.

Il messaggio è comparso nel pomeriggio di sabato sul profilo del regista romano. Un intervento che ha raccolto in poco tempo migliaia di interazioni, tra chi lo ha lodato come un atto di coraggio e chi invece lo ha attaccato come sbilanciato e ideologico. Moretti, recentemente operato al cuore, ha voluto comunque rompere il silenzio, come stanno facendo in queste settimane molte voci del mondo culturale.

Una presa di posizione netta

Il bersaglio è chiaro: il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. È a lui che Moretti rivolge la sua domanda. Nessun riferimento diretto ad Hamas, nessuna analisi geopolitica, ma una condanna morale senza appello contro le azioni del governo israeliano nella Striscia di Gaza, teatro di un conflitto che ha già fatto migliaia di vittime tra i civili.

Il tono del regista è netto, radicale, come spesso nelle sue uscite pubbliche. E proprio per questo ha generato reazioni forti. Alcuni intellettuali hanno rilanciato il suo post, altri hanno preso le distanze. Ma la spaccatura ormai è evidente.

Il cinema e la politica, ancora una volta

Moretti non è nuovo a interventi pubblici dal peso politico. Il suo cinema è attraversato da decenni da una riflessione sull’etica e sull’impegno. Ma questa volta il mezzo scelto non è un film, bensì un social network, e il contenuto non lascia spazio a interpretazioni.

Con la sua domanda, Moretti entra in un terreno già segnato da tensioni e divisioni. L’opinione pubblica italiana, di fronte al conflitto israelo-palestinese, continua a dividersi tra chi chiede equilibrio e chi pretende chiarezza morale. E proprio questa spaccatura rende il post del regista una miccia, più che un appello.

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