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Papa Leone XIV: “Anche se siamo fragili, Dio abita in noi. Abbraccio i popoli che soffrono per la guerra”

Pubblicato: 25/05/2025 13:05

“La nostra preghiera abbraccia tutti i popoli che soffrono a causa della guerra”. Dalle finestre che danno su Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha pronunciato parole di vicinanza e speranza, durante la preghiera del Regina Coeli, in una domenica che ha riportato l’attenzione sui conflitti nel mondo e sul ruolo della fede nella fragilità dell’uomo.

Il Pontefice ha voluto rivolgere un pensiero particolare a chi cerca la pace: “Invochiamo coraggio e perseveranza per quanti sono impegnati nel dialogo e nella ricerca sincera della pace”, ha detto con tono fermo. Poi ha ricordato che la presenza di Dio si manifesta nei piccoli, nei poveri, in chi soffre, chiedendo ai cristiani di farsi portatori di amore e compassione: “Ogni sorella e ogni fratello è dimora di Dio”.

Parole che risuonano nel vuoto della diplomazia internazionale

Ucraina bombardamenti tutto Paese

Il messaggio di Leone XIV arriva in un momento in cui la comunità internazionale appare divisa e spesso impotente di fronte alle crisi globali. La guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, la recrudescenza di tensioni nel Sahel: teatri diversi, ma accomunati da un senso crescente di impotenza istituzionale e stanchezza morale. In questo contesto, il richiamo del Papa al dialogo, alla perseveranza, e a una presenza compassionevole nei luoghi della sofferenza suona come una forma di resistenza spirituale, più che come un semplice auspicio. Non c’è neutralità nelle sue parole, ma un appello diretto a chi ha responsabilità politiche e diplomatiche: restare umani, nonostante tutto.

“Il Signore non si vergogna della nostra umanità”

Nel cuore del suo intervento, Leone XIV ha parlato della fragilità come via attraverso cui Dio si manifesta. “Anche se sono fragile, il Signore non si vergogna della mia umanità”, ha affermato, invitando ciascuno a sentirsi accompagnato dallo Spirito. “Egli viene a prendere dimora dentro di me, mi illumina e mi rende strumento del suo amore per gli altri”.

Un discorso che, nel solco della sua predicazione, ribadisce il richiamo a una Chiesa compassionevole, capace di accogliere e non di escludere, di sostenere e non di giudicare. In un mondo ferito dalla guerra e dalla solitudine, il Papa indica ancora una volta la via del servizio umile, dell’attenzione agli ultimi e della resilienza spirituale.

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