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Travolta nella notte, Valentina muore a 17 anni: “Trascinata per metri”

Pubblicato: 25/05/2025 11:23

Aveva 17 anni e viaggiava in sella a uno scooter bianco, illuminato solo dai fari e dalla luna. Si chiamava Valentina Tolomei e non si sa se stesse tornando o andando, se pensava a qualcosa che l’aveva ferita o semplicemente alla musica che ascoltava. Il suo casco era allacciato, la postura leggera, la strada dritta. Poi, un rumore. Un impatto secco, improvviso. E il volo.
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scooter Lucca Valentina muore

Non è stato uno schianto qualsiasi. Il corpo di Valentina è stato trascinato per metri, finché lo scooter si è fermato e lei ha continuato a volare oltre l’asfalto, fino a un campo buio, a pochi passi da una carreggiata che la vedeva passare ogni giorno. Quando è arrivata l’ambulanza, non c’era più nulla da fare. Il medico ha solo potuto constatare che non respirava. Ed è proprio questo il punto che colpisce di più, più ancora dell’impatto, del trascinamento, del luogo: nessuno ha potuto salvarla. Nessuno ha potuto rallentare il tempo.

Solo nel cuore della notte, con i lampeggianti accesi e il silenzio che cominciava a interrogarsi, il luogo ha preso un nome: via Romana, nel comune di Capannori, in provincia di Lucca. Una strada di transito, di ritorni a casa, di gesti sempre uguali.

I rilievi sono andati avanti per ore. Chi guidava l’auto che ha investito Valentina? Perché la traiettoria è stata così precisa da cancellarle la vita, da non lasciarle neppure il tempo di gridare? A queste domande stanno lavorando ora le forze dell’ordine, ma per la comunità, per chi la conosceva, resta solo un dolore che ha poco bisogno di spiegazioni. Il campo dove è finita è ancora lì, fango e erba al buio, eppure da stanotte è un luogo sacro. Non per religione, ma per memoria.

C’è qualcosa di inaccettabile nella morte di una ragazza che torna in scooter. Non c’è incoscienza, non c’è trasgressione. C’è la fragilità della vita su due ruote, la distanza tra un faro acceso e un cofano che sopraggiunge. È questo il senso di impotenza che resta a chi osserva le strade la mattina dopo, quando l’asfalto sembra asciutto ma il tempo è ancora bagnato di lutto.

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