
Era il 13 agosto 2007 quando il tranquillo paese di Garlasco, in provincia di Pavia, fu sconvolto da uno dei casi di cronaca nera più controversi degli ultimi decenni. Nella villetta di via Pascoli, Chiara Poggi, 26 anni, venne ritrovata senza vita. Un delitto brutale che fin da subito attirò l’attenzione dei media, trasformandosi in un giallo che avrebbe tenuto l’Italia con il fiato sospeso per anni.
Le indagini si concentrarono inizialmente sul fidanzato della vittima, Alberto Stasi, ma ben presto l’ombra del dubbio iniziò a sollevarsi, generando una serie di ipotesi che negli anni avrebbero arricchito di mistero e complessità questa tragica vicenda. Ora, a distanza di diciotto anni, nuove piste e teorie continuano ad alimentare il dibattito, allontanando la possibilità di una verità definitiva.

Il misterioso file “Abusi 550”
Tra le piste più discusse emerse negli ultimi anni spicca quella legata a un file rinvenuto su una chiavetta USB appartenente a Chiara, denominato “Abusi 550”. All’interno, un articolo dettagliato su presunti abusi compiuti da religiosi e racconti di vittime che sarebbero legati al Santuario della Madonna della Bozzola, un luogo al centro di vicende scandalose emerse successivamente al delitto.
Secondo l’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, la giovane potrebbe essere stata eliminata perché venuta a conoscenza di fatti compromettenti. La teoria di un sicario che avrebbe approfittato della conoscenza diretta con Chiara per entrare in casa e compiere l’omicidio aggiunge un ulteriore strato di complessità. Tuttavia, gli investigatori, sia della prima sia della nuova inchiesta, hanno respinto con forza queste ipotesi, giudicandole prive di riscontri oggettivi.

Gli scandali del Santuario e i dubbi degli inquirenti
Il Santuario della Madonna della Bozzola, simbolo di devozione per molti, è stato al centro di scandali che hanno sollevato interrogativi inquietanti. Tra questi, il caso di don Gregorio Vitali, rettore del santuario, vittima di un’estorsione a luci rosse da parte di due malviventi. Nonostante la mancanza di prove, voci su presunti abusi e intercettazioni non hanno mai cessato di circolare. Ma Chiara Poggi, che lavorava a Milano e non frequentava questi ambienti, perché sarebbe stata coinvolta in una vicenda simile?
L’assenza di un nesso chiaro non ha impedito alle teorie alternative di proliferare. Lovati sostiene che Chiara potrebbe aver appreso di presunti festini legati al Santuario, rimanendone sconvolta, ma gli inquirenti non hanno trovato alcuna prova concreta a sostegno di tale ricostruzione.
La catena di suicidi e l’ombra della violenza
Un ulteriore elemento di mistero ruota attorno a tre suicidi sospetti avvenuti tra il 2011 e il 2016. Le vittime, giovani amici di Andrea Sempio, appartenevano a una cerchia descritta come problematica rispetto al gruppo di amici di Marco Poggi, fratello di Chiara. In una conversazione intercettata, Sempio parla di uno dei suicidi ricordando: «Tutte le cazzate dagli zero ai 18 anni le abbiamo fatte insieme». Un’affermazione che lascia spazio a interpretazioni inquietanti, ma che finora non ha portato ad alcuna prova definitiva di un legame con l’omicidio.
La vicenda di Garlasco è segnata anche dalla discussa condanna di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara. Dopo due assoluzioni, la Corte di Cassazione decise di rinviare il caso a un nuovo processo, culminato in una condanna a 16 anni di reclusione. Una sentenza che ha suscitato forti critiche, tra cui quelle del ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha definito “irrazionale” condannare un imputato senza rifare l’intero processo, nonostante i dubbi già emersi in precedenza.
Il delitto di Chiara Poggi resta un enigma che continua a sollevare domande. Le ipotesi complottiste, i misteri irrisolti e le divisioni tra inquirenti, legali e opinione pubblica contribuiscono a mantenere viva l’attenzione su un caso ancora senza pace. In un contesto dove realtà e speculazione si intrecciano, una verità definitiva sembra più lontana che mai.