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Denisa Adas scomparsa: le ultime due telefonate nella notte del rapimento

Pubblicato: 26/05/2025 09:11
Denisa Adas scomparsa telefonate

I corridoi di certi alberghi parlano a bassa voce. Luci al neon, passi leggeri, porte che si chiudono senza rumore. È in quei luoghi che le storie si aggrovigliano, come fili tesi nel silenzio. In una stanza d’angolo restano scarpe con i tacchi, medicinali per il mal di stomaco, una coperta troppo consumata per essere lasciata indietro per caso. Eppure tutto il resto è sparito, insieme a lei.
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Certe stanze sembrano dire molto proprio con ciò che non c’è più. Nessun cellulare, nessuna borsa, nessuna delle due valigie partite da Roma solo pochi giorni prima. Il letto appena sfatto, le tracce di trucco lasciate sul mobile. In quella camera d’albergo, frettolosamente abbandonata, è iniziato l’ultimo tratto conosciuto del viaggio di Denisa Maria Adas, una escort romena di 30 anni che si faceva chiamare Alexandra.

I telefonini, le celle e la pista del sequestro

Sono passati undici giorni dalla sua scomparsa. Ma ora, grazie ai dati delle celle telefoniche, gli investigatori hanno in mano due elementi nuovi: i suoi due cellulari, mai ritrovati, hanno registrato due lunghi contatti notturni, entrambi avvenuti lontano dal residence Ferrucci di Prato, dove alloggiava. Dopo quei movimenti, il silenzio. Gli apparecchi sono rimasti muti. A usarli era lei o chi l’ha presa?

Una domanda che guida il lavoro dei carabinieri di Prato e Firenze, che da giorni stanno ricostruendo gli spostamenti della donna. Secondo le analisi tecniche, l’ultima cella telefonica agganciata dai dispositivi risulta alle 2.43 del 16 maggio, a sei minuti d’auto dal residence, nei pressi del casello autostradale di Prato est. Un dato compatibile con un allontanamento forzato, tanto più che nella stanza restano oggetti personali e che l’auto, una Cinquecento rossa, è stata trovata chiusa e regolarmente parcheggiata con tanto di tagliando.

I clienti della sera e le ultime parole al telefono

Quella sera, Denisa aveva fissato due incontri. Il primo, alle 20, con un uomo di Firenze che lei stessa avrebbe segnalato in una chat tra escort per averle causato problemi. Il secondo, con un ventenne di Pistoia, che lascia la stanza alle 23.20. Dieci minuti dopo, Denisa chiama sua madre. La telefonata dura 38 minuti.

Poi il vuoto. Ed è su quel vuoto che si concentra adesso l’ipotesi più forte: sequestro di persona. Un’ipotesi confermata dalla Procura di Prato, con in prima linea il procuratore capo Luca Tescaroli, che ha aperto un fascicolo dopo la denuncia formale presentata dalla madre della ragazza, Maria Cristina Paun, il 16 maggio.

La madre indagata: avrebbe mentito ai pm

Ma quattro giorni dopo, arriva il primo colpo di scena. La madre di Denisa viene iscritta nel registro degli indagati. Le si contesta di aver mentito ai magistrati: non avrebbe dichiarato l’esistenza di un secondo telefono con cui si sarebbe tenuta in contatto con un avvocato calabrese di 45 anni, uomo che, secondo le indagini, sarebbe informato su cosa è successo alla figlia. Gli inquirenti firmano un decreto di perquisizione per cercare quel cellulare.

Paun, 49 anni, aveva inizialmente affermato di non sospettare di nessuno, ma il racconto cambia quando un’amica di Denisa si presenta spontaneamente in Procura e racconta che la madre della trentenne si era detta contrariata per il suo viaggio a Prato: “Mi ha detto che le ho rovinato i piani. Che l’avvocato ce l’ha lei e che lui le ha detto che Denisa è viva, anche se ferita“.

La versione dell’amica: «Rapita da clienti romeni»

La testimonianza dell’amica è dettagliata e inquietante. Parla di un presunto rapimento organizzato da un gruppo di romeni, clienti del legale, che da tempo cercavano di convincere Denisa a lavorare per loro. “L’avrebbero picchiata, le avrebbero tolto i denti e l’avrebbero dovuta liberare dopo due giorni, non immaginavano che il caso avrebbe avuto tanta risonanza”, dice la donna.

Un racconto che spinge a pensare a un’azione mirata, studiata nei dettagli. “Denisa era una escort itinerante con una rete di clienti in tutta Italia, una vera miniera, come l’hanno definita alcune colleghe”, spiegano fonti vicine alle indagini. E proprio questa sua posizione l’avrebbe resa un bersaglio, un investimento da controllare, da sfruttare.

Il mistero dell’avvocato calabrese

Sempre secondo l’amica, però, questa versione potrebbe essere solo una messinscena. A suo dire, l’avvocato si sarebbe invaghito di Denisa, respinto dalla donna, e avrebbe chiesto alla madre un aiuto per ottenere una relazione con lei. Da qui, l’ipotesi di una storia inventata per giustificare un interesse personale.

Ma la difesa della madre, affidata all’avvocato Marianna De Simone, respinge ogni accusa: “L’avvocato calabrese non ha mai visto Denisa in vita sua, non sa nulla del rapimento. Conosce solo la madre e ha fatto supposizioni sulla scomparsa”.

Nel frattempo, le indagini proseguono. Il tracciamento dei cellulari resta al centro del lavoro degli inquirenti. Perché da quei due segnali notturni potrebbe emergere un frammento di verità, una posizione, un nome. Un passo in più verso la ricostruzione di un rapimento che per ora resta avvolto nell’ombra.

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