
Le elezioni comunali del 26 maggio 2025 hanno rappresentato un momento cruciale per numerosi comuni italiani chiamati al rinnovo delle proprie amministrazioni locali. Il voto si è svolto in decine di città di diverse dimensioni, dalla provincia ai grandi centri urbani, mettendo in luce tensioni e dinamiche politiche variegate che riflettono le trasformazioni in atto nel panorama politico nazionale. Questa tornata elettorale si è svolta in un clima di crescente attenzione verso il livello locale, ma anche di evidente difficoltà nel mobilitare gli elettori, con molti cittadini che hanno mostrato segnali di disaffezione.
Le città coinvolte – da Genova a Ravenna, da Taranto a Matera – sono state il teatro di una competizione serrata, caratterizzata da risultati che evidenziano una spaccatura non solo tra centrosinistra e centrodestra, ma anche all’interno delle coalizioni stesse. Il contesto sociale e politico locale ha influenzato fortemente i risultati, così come la scelta di alcune forze politiche di non appoggiare ufficialmente candidati al ballottaggio, una mossa che sottolinea l’instabilità e la frammentazione del quadro politico attuale.

Le elezioni comunali del 26 maggio 2025 hanno visto il centrosinistra consolidare la propria posizione in diversi capoluoghi importanti. A Genova, Silvia Salis ha ottenuto una vittoria netta già al primo turno, con una percentuale tra il 53 e il 57%, superando nettamente il candidato del centrodestra Pietro Piciocchi, fermo tra il 38 e il 42%. Anche a Ravenna, Alessandro Barattoni ha conquistato la poltrona di sindaco con un margine ancora più ampio, attestandosi tra il 61 e il 65%, sostenuto da una coalizione che comprende il Movimento 5 Stelle.
Diversa la situazione a Taranto e Matera, dove la partita si deciderà al ballottaggio dell’8 e 9 giugno. A Taranto, Piero Bitetti, candidato del centrosinistra, si è fermato tra il 37 e il 41,5%, mentre Luca Lazzàro per il centrodestra ha raccolto tra il 18,5 e il 22,5%. A Matera, Roberto Cifarelli ha ottenuto tra il 44,5 e il 48,5%, mentre il suo sfidante Antonio Nicoletti è rimasto tra il 31,5 e il 35,5%. In queste due città il Movimento 5 Stelle ha deciso di non sostenere ufficialmente nessun candidato, lasciando libertà di voto ai propri elettori, una scelta che riflette una strategia politica di distanziamento dal centrodestra e centrosinistra tradizionali.

Affluenza in calo, disaffezione crescente
Parallelamente, l’affluenza alle urne ha segnato un calo in quasi tutte le aree interessate. Il dato definitivo si è attestato al 56,29%, leggermente sotto rispetto al 56,32% delle precedenti elezioni, ma con flessioni più marcate in città come Genova, dove è scesa al 39,15%, Taranto al 44,49% e Ravenna al 49,54%. Questo calo riflette un diffuso senso di disaffezione verso la politica locale e una generale sfiducia nelle istituzioni, che rischia di incidere negativamente sulla rappresentatività dei nuovi amministratori.

Le sfide politiche e il futuro delle coalizioni
Politicamente, questi risultati confermano il ruolo di guida del centrosinistra nelle grandi città, ma evidenziano anche la difficoltà nel coinvolgere gli elettori, soprattutto in contesti sociali e territoriali complessi. La scelta del Movimento 5 Stelle di non schierarsi ufficialmente al ballottaggio appare come un tentativo di rinnovare la propria identità politica, evitando di schierarsi in modo troppo netto, ma potrebbe allo stesso tempo indebolire il peso elettorale della coalizione progressista nei prossimi passaggi decisivi.
In questo scenario, la politica italiana si trova di fronte a una sfida importante: riuscire a rilanciare la partecipazione democratica a livello locale, mantenendo al tempo stesso coesione e strategie efficaci all’interno di coalizioni sempre più articolate. Le prossime settimane saranno decisive per capire se i ballottaggi confermeranno o ribalteranno le tendenze emerse dal primo turno.

Reazioni e dichiarazioni dei protagonisti
Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra hanno commentato i risultati definendoli un “avviso di sfratto” per il governo Meloni, sottolineando come la vittoria di Silvia Salis a Genova rappresenti una risposta chiara contro le politiche della destra e un segnale di speranza per il cambiamento. Hanno inoltre invitato le forze progressiste a mantenere unità e coesione in vista dei ballottaggi.
Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha esaltato le affermazioni del centrosinistra a Genova e Ravenna, definendo questi risultati come la dimostrazione che “uniti si vince”. Ha ribadito la necessità di continuare a lavorare per ampliare la base elettorale e consolidare la fiducia dei cittadini, criticando la destra per una politica incapace di rispondere ai bisogni reali delle comunità. Messaggio simile quello di Renzi: ““I dati delle amministrative dimostrano che quando il centrosinistra è unito e ha candidati credibili vince. Praticamente ovunque” – e ancora – “quando non mette veti come era accaduto alle Regionali, si vince. Oggi la Meloni ha preso una scoppola mica da ridere. L’effetto trascinamento, l’idea della luna di miele, ‘i sondaggi dicono che è fortissima”.

Verso i ballottaggi, la sfida per la rappresentanza
Con l’avvicinarsi dei ballottaggi di Taranto e Matera, le forze politiche sono chiamate a una nuova prova di forza per consolidare o riconquistare consensi. La scarsa affluenza e la frammentazione delle coalizioni impongono un’attenzione particolare alle strategie di coinvolgimento degli elettori e alla capacità di costruire alleanze credibili. Il futuro delle amministrazioni locali dipenderà non solo dai risultati elettorali, ma anche dalla capacità delle forze politiche di rispondere concretamente alle esigenze delle comunità, rilanciando la partecipazione e la fiducia nella democrazia.