
Un attacco militare senza precedenti è in corso nella Striscia di Gaza. L’esercito israeliano (Idf) ha lanciato una nuova massiccia offensiva a Khan Younis, nel sud della Striscia, annunciando un’operazione “senza precedenti” contro le infrastrutture militari dei gruppi armati attivi nella zona. L’intervento è accompagnato da un ordine di evacuazione immediato per tre quartieri – al-Qarara, Bani Suheila e Abasan – con l’invito ai civili a spostarsi verso la zona costiera di al-Mawasi. Gli ospedali Nasser e al-Amal, tuttavia, sono stati esclusi dall’evacuazione. L’attacco, secondo l’Idf, è una risposta al continuo lancio di razzi contro Israele.
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Il bilancio umanitario peggiora di ora in ora. È salito a 36 il numero delle vittime palestinesi nell’attacco a una scuola di Gaza City, secondo quanto riferito dal ministero della Sanità locale. Le vittime totali dei raid odierni in tutta la Striscia sono almeno 52, in quella che si configura come una delle giornate più sanguinose delle ultime settimane. Le immagini della scuola distrutta hanno rapidamente fatto il giro del mondo, alimentando la condanna internazionale.

Sul fronte diplomatico, una svolta potrebbe arrivare dagli Stati Uniti. Secondo quanto riferito da Sky News Arabia, è sempre più probabile che l’ex presidente americano Donald Trump annunci nei prossimi giorni un cessate il fuoco a Gaza, in un accordo che includerebbe anche il rilascio degli ostaggi israeliani. Trump ha dichiarato ieri di avere “buone notizie da Hamas” e ha ribadito l’intenzione di fermare il conflitto: “Abbiamo parlato con Israele e vogliamo vedere se possiamo porre fine a tutta questa situazione il prima possibile”.
Tuttavia, Israele ha respinto l’ultima proposta di tregua. Nonostante il ritorno al tavolo negoziale di una delegazione statunitense e la prossima partenza della squadra negoziale israeliana verso il Cairo, le trattative sembrano ancora lontane da una soluzione definitiva. Hamas e Israele stanno comunque esaminando una nuova bozza di accordo, mentre sul campo il conflitto si intensifica.

Le parole del cancelliere tedesco Friedrich Merz segnano un cambio di tono importante. In una dichiarazione ufficiale, ha affermato che il livello attuale degli attacchi israeliani “non è più giustificabile con la necessità di combattere Hamas”. Un messaggio che arriva da uno dei più storici alleati di Israele, e che riflette un crescente disagio anche tra i Paesi occidentali di fronte a un conflitto che dura ormai da oltre 19 mesi.
Tensione anche a Gerusalemme, dove il ministro della Sicurezza nazionale israeliano Itamar Ben Gvir, noto per le sue posizioni ultranazionaliste, è salito sulla Spianata delle Moschee insieme ad altri membri del governo, nel giorno dedicato alla celebrazione di Gerusalemme. La mossa è stata condannata dalla Giordania, custode dei luoghi sacri islamici, che ha ricordato che Gerusalemme Est “resta territorio occupato”. Le parole di Ben Gvir – che ha chiesto al nuovo capo dello Shin Bet di “schiacciare i nemici” – non hanno fatto altro che alimentare le tensioni in una regione già sul punto di esplodere.