
Il caso di Chiara Poggi non smette di suscitare interesse e dibattiti, anche a distanza di anni. Recentemente, il giornalista Salvo Sottile ha condiviso la sua opinione durante un episodio del podcast Un Altro Pianeta, condotto da Hoara Borselli. Sottile ha offerto una prospettiva personale su una vicenda che ha segnato la storia della cronaca nera italiana, ponendo particolare attenzione su Alberto Stasi, l’unico condannato per il delitto avvenuto nel 2007.
Durante la conversazione, Sottile ha evidenziato un aspetto spesso trascurato: la coerenza di Stasi nel dichiararsi innocente. “È sempre rimasto coerente alla sua verità, non ha mai cercato scorciatoie e si è sempre dichiarato innocente”, ha detto Sottile, sottolineando il dramma di un giovane che, nonostante una laurea in ingegneria, ha passato gli anni più importanti della sua vita in carcere.

nuove indagini in corso
L’intervento di Sottile arriva in un momento cruciale, con la Procura di Pavia che ha riaperto le indagini per esplorare la possibile responsabilità di altre persone nel delitto. La difesa di Stasi ha richiesto una revisione scientifica dei reperti, un’iniziativa che potrebbe avere conseguenze sorprendenti se favorisse l’ex fidanzato di Chiara.
Riguardo a queste nuove indagini, Sottile si è espresso con una riflessione sincera e per certi versi sorprendente: “Non so se riuscirà a dimostrare la sua innocenza. Ma la verità è che spero di no”, ha dichiarato. Non per ostilità verso Stasi, ma per un timore più grande: “Significherebbe che siamo di fronte al più clamoroso errore giudiziario della storia italiana”.

il peso delle parole
Le parole di Sottile, pur essendo personali, si inseriscono in un dibattito più ampio che coinvolge il caso Poggi: la sfida di conciliare giustizia e verità, l’importanza delle prove scientifiche e il ruolo dei media nella narrazione pubblica. La vicenda di Garlasco, con i suoi drammi e colpi di scena, rimane una ferita aperta nella memoria collettiva italiana, spingendo alla riflessione ogni volta che emerge il dubbio su una possibile discrepanza tra verità processuale e realtà dei fatti.