
Richard Gere ha scelto il palco dell’anteprima italiana del film La saggezza della felicità per esprimere, con toni diretti e appassionati, il suo pensiero sull’attuale situazione politica e sociale nel mondo. Ospite a Milano in occasione della presentazione del documentario dedicato al Dalai Lama, di cui è produttore esecutivo, l’attore americano ha colto l’occasione per lanciare un forte messaggio contro la leadership del suo Paese e, in particolare, contro Donald Trump.
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«Io sono americano e adesso nel mio Paese ci troviamo un leader che ha un basso livello di intelligenza emotiva, per dire la cosa meno importante», ha dichiarato Gere con fermezza davanti al pubblico presente in sala. Parole che non lasciano spazio a dubbi e che confermano la sua storica distanza dalle posizioni politiche dell’ex presidente degli Stati Uniti.

Un invito alla compassione e all’unità
L’attore ha voluto sottolineare come la politica, oggi più che mai, debba essere guidata da valori profondi come onestà, amore e compassione. «È importante creare una cultura dove ci troviamo onesti, una società che rifletta amore e compassione perché non siamo isole ma siamo interconnessi», ha affermato, incitando a un risveglio collettivo delle coscienze. «Noi siamo molto meglio, non lasceremo che dei leader idioti ci possano dividere e ci possano rendere stupidi», ha aggiunto.
Con queste parole, Gere ha ribadito la sua visione di un mondo dove l’empatia deve prevalere sul cinismo e dove le relazioni tra le persone devono fondarsi su valori condivisi, non su barriere e conflitti. Un messaggio coerente con la filosofia del Dalai Lama, figura centrale del film presentato, con il quale l’attore mantiene da anni un profondo legame spirituale.
L’applauso per Gaza e l’appello alla responsabilità collettiva
Tra i passaggi più intensi del suo intervento, Gere ha chiesto un applauso per Gaza, sottolineando quanto lui e sua moglie avessero riflettuto sul dramma umanitario in corso. «Io e mia moglie abbiamo parlato della situazione di Gaza tutto il giorno, fate un applauso», ha detto rivolgendosi alla platea, che ha risposto con commozione.
L’attore ha poi invitato a una presa di posizione attiva, richiamando tutti alla responsabilità in un momento che ha definito «oscuro» per il mondo intero. «È il momento di essere coraggiosi, di agire con grazia, di attingere al nostro potere e alla nostra abilità», ha affermato. «Dobbiamo alzarci, agire con amore, compassione e chiarezza, e dire un secco no: io non voglio accettare il mondo così come è. Non mi sacrificherò a questa violenza».

Un messaggio contro la rassegnazione
Le parole di Richard Gere non sono state solo una denuncia contro Trump o contro i conflitti globali, ma anche un richiamo profondo a non cedere alla rassegnazione. Il suo intervento si è trasformato in una testimonianza civile, in cui l’arte, la spiritualità e l’impegno sociale si intrecciano per tracciare una via diversa da quella dell’indifferenza.
La presentazione di La saggezza della felicità non è stata dunque soltanto un momento cinematografico, ma un’occasione per riflettere sul significato di vivere in un mondo che, secondo Gere, ha bisogno urgente di ritrovare il proprio centro etico. Un messaggio che, in un’epoca segnata da divisioni e conflitti, ha risuonato forte e chiaro tra le mura di un cinema milanese e, probabilmente, nel cuore di molti.