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Trump attacca Putin come mai prima: “Sta impazzendo. Così porterà alla caduta della Russia”

Pubblicato: 26/05/2025 06:27

Missili sulle città, civili uccisi, razzi e droni in piena notte. È questa la premessa da cui parte Donald Trump per pronunciare, per la prima volta da quando è tornato alla Casa Bianca, un attacco frontale contro Vladimir Putin. Lo definisce “impazzito”, accusa la Russia di uccidere senza motivo e prevede che, se tenterà davvero di prendersi tutta l’Ucraina, sarà “la fine della Russia”. È un cambiamento di tono netto rispetto alla tradizionale cautela dell’ex tycoon verso il Cremlino.

Dal piazzale dell’Air Force One, prima di decollare da Morristown, Trump ha parlato davanti ai cronisti senza esitazioni: “Non sono contento di quello che sta facendo Putin. Sta uccidendo molte persone. Non so che diavolo gli sia successo. Lo conosco da tanto tempo, ma ora sta lanciando razzi sulle città, e questo non mi piace affatto”. Parole che vanno oltre la disapprovazione e che tracciano una frattura con un passato di ambiguità e rapporti personali.

Un cambio di linea sul fronte russo

Ma è soprattutto la previsione di una “caduta della Russia” a segnare un punto di svolta. “Ho sempre detto che voleva tutta l’Ucraina, non solo una parte. E forse ora si sta rivelando vero. Ma se ci prova, porterà alla caduta della Russia”. Il messaggio, questa volta, è diretto e senza ambiguità: la strategia russa è giudicata autodistruttiva. Per la prima volta, Trump ipotizza pubblicamente nuove sanzioni, rispondendo con un “certamente” a chi glielo chiede. Un’apertura che nei mesi scorsi era sempre stata evitata.

A confronto, la critica a Zelensky suona quasi come un riflesso istintivo, un irritato disappunto più che una condanna: “Tutto quello che esce dalla sua bocca crea problemi. Non fa un favore al suo Paese parlando come fa. È meglio che smetta”. Il bersaglio centrale resta Putin, e per la prima volta la Casa Bianca sembra decisa a ribaltare la narrazione secondo cui era equidistante tra le parti.

La prospettiva: una Casa Bianca che cambia tono

Il commento più istituzionale arriva dall’inviato speciale Keith Kellogg, che condanna i raid notturni come “vergognosi”, accusando la Russia di violare “i protocolli di Ginevra del 1977” con la “uccisione indiscriminata di donne e bambini”. Ma è la presa di posizione del presidente a fare notizia: Trump non solo abbandona il tono attendista, ma alza il livello dello scontro politico con Mosca.

Il cambiamento potrebbe avere due spiegazioni convergenti. Da un lato, il bisogno di riaccreditarsi presso l’alleanza occidentale con una postura più netta, anche in vista di eventuali negoziati futuri. Dall’altro, la volontà di non lasciare il campo della condanna morale a Democratici ed europei, senza però rinunciare al suo stile diretto e personalista.

In questo quadro, la critica a Zelensky diventa quasi un modo per marcare indipendenza, ma senza più l’equidistanza degli anni passati. Il messaggio è chiaro: se la Russia insiste, sarà isolata e sconfitta. E questa volta, lo dice Trump.

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