
Le immagini trasmesse durante l’ultima puntata di “È sempre Cartabianca” hanno lasciato senza fiato. Un contenuto duro, crudo, senza filtri, che la conduttrice Bianca Berlinguer ha scelto di mandare in onda con un’intenzione ben precisa: mostrare la realtà della striscia di Gaza così com’è, senza edulcorazioni né censure. Una decisione che ha scosso pubblico e critica, ma che riflette l’orientamento di un giornalismo italiano che, dopo mesi di assordante silenzio sull’argomento, sempre più spesso, rivendica il diritto – e il dovere – di raccontare ciò che accade nei luoghi di conflitto con verità e rigore.
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Le immagini della guerra e la denuncia in diretta
Durante la trasmissione, Bianca Berlinguer ha introdotto il video con parole cariche di sconforto e indignazione, definendo quanto accade in Palestina un genocidio in diretta televisiva. Le riprese mostrano scene scioccanti: vittime civili, distruzione, bambini sotto le macerie, interi quartieri rasi al suolo. Una cronaca visiva dell’orrore che, secondo la giornalista, rappresenta l’evidenza concreta di un massacro sistematico da parte dell’esercito israeliano ai danni del popolo palestinese.
La scelta editoriale di mostrare quelle immagini ha generato reazioni fortissime, soprattutto sui social, dove il dibattito si è acceso immediatamente. Se da un lato molti utenti hanno ringraziato la trasmissione per il coraggio dimostrato, dall’altro non sono mancate critiche e accuse di faziosità.

Le parole di fuoco di Giorgio Bianchi
Tra i commenti più accesi spiccano quelli del giornalista Giorgio Bianchi, da tempo attivo nella documentazione dei conflitti internazionali. Attraverso i suoi canali, Bianchi ha espresso solidarietà a Bianca Berlinguer ma soprattutto ha rilanciato con durezza il video e l’accusa nei confronti della comunità internazionale, colpevole – secondo lui – di assistere in silenzio a una tragedia umanitaria senza precedenti.
Le sue parole, definite da molti “di fuoco”, ricalcano un punto di vista radicale ma condiviso da una fetta crescente di opinione pubblica: quella che considera l’operato dell’esercito israeliano come un’aggressione sistematica alla popolazione civile palestinese. Il suo intervento ha rapidamente fatto il giro dei social, rimbalzando su blog, gruppi e piattaforme di informazione indipendente.
La strage dei bambini a Gaza: morti o condannati alla fame
— È sempre Cartabianca (@CartabiancaR4) May 20, 2025
Il servizio di #ÈsempreCartabianca pic.twitter.com/z0SJ5F6FN6
Un orrore che scuote le coscienze
L’impatto del servizio mandato in onda da “È sempre Cartabianca” è stato amplificato dalla potenza delle immagini, capaci di superare qualsiasi narrazione politica. L’orrore mostrato in prima serata ha avuto l’effetto di rimettere Gaza al centro del dibattito pubblico italiano, a dispetto del silenzio mediatico che da mesi avvolge la questione.
Bianca Berlinguer ha dichiarato di aver voluto offrire uno spazio di verità, laddove spesso prevalgono le versioni ufficiali o le diplomazie internazionali. “Non possiamo far finta di non vedere” – avrebbe affermato – sottolineando la responsabilità del giornalismo nel documentare la realtà, anche quando fa male.
Una ferita aperta nel cuore dell’informazione
La puntata si chiude, ma le immagini restano. E con esse resta una domanda che attraversa lo spettatore e il giornalista: fino a che punto è lecito mostrare la sofferenza altrui? E, soprattutto, fino a quando si potrà continuare a chiamare questa realtà con altri nomi che non siano genocidio, pulizia etnica o crimine di guerra?
In un tempo in cui l’informazione tende a semplificare e a polarizzare, la scelta di Berlinguer rappresenta un gesto di responsabilità editoriale e coraggio umano, che riapre con forza il confronto su Gaza, sulla libertà di stampa e sul significato profondo del fare giornalismo oggi.