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Bodycam in ospedale: ecco perché medici e infermieri ci potranno filmare durante le visite

Pubblicato: 27/05/2025 10:28
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La cronaca recente continua a documentare episodi di violenza che coinvolgono lavoratori pubblici. Negli ospedali, nei trasporti e nelle carceri, chi svolge semplicemente il proprio lavoro è sempre più esposto ad aggressioni fisiche e verbali. Dall’attacco al medico a Chieri con un coltello da 20 centimetri, fino all’accoltellamento del capotreno Rosario Ventura, passando per l’ennesima rivolta all’istituto minorile Beccaria di Milano, la situazione è allarmante.

Proprio per rispondere a questa escalation, governo, aziende e sindacati hanno dato il via a un progetto che punta a proteggere gli operatori con strumenti di registrazione audio-video da applicare direttamente sulla persona: le bodycam. Questi dispositivi, già in fase di sperimentazione, nascono come deterrente e strumento di documentazione in caso di attacchi o minacce.

Il decreto sicurezza e le risorse stanziate

L’introduzione delle bodycam è stata ufficializzata nel decreto-legge sicurezza dell’11 aprile, in particolare con l’articolo 21, che ne estende l’uso alle forze dell’ordine. Il provvedimento prevede uno stanziamento progressivo: 4.956.804 euro per il 2025, 7.929.754 euro per il 2026 e 10.602.656 euro per il 2027. Tuttavia, mentre il decreto è in attesa di conversione in legge, le prime sperimentazioni sono già partite.

Sanità: l’esperienza della Ulss 4 Veneto orientale

Il progetto pilota più avanzato riguarda la sanità, dove la Ulss 4 Veneto orientale ha avviato l’utilizzo delle bodycam nei pronto soccorso di San Donà di Piave e Portogruaro. Gli operatori sanitari, formati prima di Pasqua, indossano i dispositivi in triage, sale d’attesa, aree Obi, ambulatori e pertinenze. L’attivazione è consentita solo in presenza di aggressioni fisiche, armi o comportamenti minacciosi, e deve avvenire previa comunicazione verbale: “Attenzione! Da questo momento attivo la registrazione video”.

A fornire il sistema in comodato d’uso gratuito è Axon Enterprise Inc., azienda americana specializzata in strumenti di protezione personale. Le immagini raccolte verranno conservate su cloud per sette giorni, salvo richieste dell’autorità giudiziaria. Il progetto, nonostante l’assenza di episodi gravi nel territorio, punta soprattutto a una funzione deterrente. Le aggressioni nella Ulss 4 sono passate da 270 nel 2021 a 23 nel 2023, un dato in netta controtendenza rispetto al resto della regione.

Trasporti: i primi test in Liguria

Anche nel settore trasporti ferroviari sono iniziate le sperimentazioni. Dal 31 marzo il personale di FS Security in Liguria utilizza bodycam per garantire la sicurezza a bordo treno e nelle stazioni. I dispositivi, dotati di pre-recording, memorizzano anche gli attimi precedenti all’attivazione. I dati sono criptati e non accessibili dall’operatore. Dopo la Liguria, il progetto si estenderà a Puglia, Piemonte, Toscana e Lombardia.

Le telecamere, fornite anch’esse in comodato d’uso gratuito, rappresentano un passo importante per migliorare la sicurezza dei passeggeri e dei lavoratori, due anni dopo la nascita della società interna del gruppo FS dedicata alla sicurezza.

Carceri: sperimentazione e critiche sindacali

Nelle carceri, la situazione è più complessa. Il decreto sicurezza stanzia solo 167.750 euro per la polizia penitenziaria, una cifra nettamente inferiore rispetto ad altri corpi. Tuttavia, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap) ha avviato un bando da oltre 4,9 milioni di euro per l’acquisto di 705 bodycam e 235 totem, con la possibilità di un’estensione a 500 dispositivi aggiuntivi.

Il segretario della UilPa, Gennarino De Fazio, ha però espresso forti perplessità. Le bodycam non saranno indossate regolarmente ma dovranno essere richieste con autorizzazione scritta, specificando motivi e durata dell’uso. “In situazioni imprevedibili come rivolte o aggressioni – spiega De Fazio – non c’è tempo per passaggi burocratici. Così si rischia di vanificare l’utilità dello strumento”.

Un ulteriore punto critico riguarda la tutela degli operatori: il codice identificativo del poliziotto sarà visibile nei video registrati, rendendo necessarie garanzie specifiche per evitare l’uso improprio delle immagini da parte dell’amministrazione.

Tra privacy e sicurezza: una sfida aperta

L’adozione delle bodycam solleva inevitabilmente il tema del bilanciamento tra privacy e sicurezza. Secondo il direttore generale della Ulss 4, Mauro Filippi, tutti i passaggi sono stati condivisi con il Garante per la Privacy e sono state predisposte linee guida dettagliate. Ma resta da vedere come il sistema verrà recepito dai cittadini e dagli operatori stessi.

Una posizione netta in favore della sicurezza arriva da Nicola Gratteri, procuratore di Napoli, che durante una conferenza stampa ha dichiarato: “Una sagra della melanzana in meno, un monumento in meno, e 700 telecamere in più”. E in un’altra occasione: “Chi ha il problema della privacy o è ossessionato dalla privacy si sposti in montagna o vada a vivere in campagna”.

Verso una nuova quotidianità

La sperimentazione delle bodycam rappresenta un momento di svolta per i settori più esposti al rischio. Nonostante le divergenze sulle modalità di applicazione e sui costi, l’obiettivo è comune: garantire maggiore sicurezza ai lavoratori e ai cittadini. Solo il tempo e l’analisi dei dati raccolti nei prossimi mesi potranno dire se questi nuovi strumenti rappresenteranno davvero una risposta efficace a un fenomeno ormai diffuso e intollerabile.

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