
Nel cuore della Lomellina, a pochi chilometri da Garlasco, sorge il Santuario della Bozzola, centro di culto e insieme epicentro di anni di sospetti, leggende e scandali. In ogni teoria alternativa sul delitto di Chiara Poggi, il santuario ritorna, come se tutto dovesse sempre ruotare attorno a quel luogo. Alcuni lo collegano a presunti riti satanici, altri a suicidi sospetti, altri ancora a vicende di ricatti e scandali sessuali. C’è anche chi, come l’avvocato di Andrea Sempio, Massimo Lovati, arriva a suggerire la pista di un omicidio su commissione. Un delitto legato a un presunto “segreto da proteggere” che la vittima avrebbe scoperto.
Lovati avanza la sua teoria ispirandosi, dice, alla conoscenza del territorio. A suo dire, Chiara Poggi sarebbe stata eliminata da un sicario, con mandanti vicini alla Chiesa, mentre Alberto Stasi sarebbe solo un “innocente imbeccato”. Di Andrea Sempio – ora indagato – l’avvocato dice che era solo “un comunista disadattato”. Ma è lo stesso legale a precisare: “Non ho prove, sono solo ipotesi”. Tuttavia, i riferimenti a voci di paese, scandali passati e strane coincidenze abbondano.

Il santuario ha una lunga storia: la sua fondazione è legata a una leggenda medievale che parla dell’apparizione della Madonna a una tredicenne, unica sopravvissuta a un eccidio familiare. Ma è nei primi anni Duemila che iniziano a emergere i racconti più controversi. Il rettore del santuario, padre Gregorio Vitali, era noto per praticare preghiere di “guarigione e liberazione” che in molti definivano veri e propri esorcismi pubblici. Intorno a lui ruotava un movimento giovanile attivo, gli “Apostoli e Servi di Maria”, dediti al volontariato e alla preghiera.
Non mancavano elementi di tensione: negli stessi anni, una sorgente privata a pochi metri dal santuario attirava folle con la promessa di guarigioni miracolose. L’acqua, però, si rivelò contaminata da diserbanti agricoli. Un danno d’immagine per la Bozzola, che però venne oscurato da uno scandalo ben più grave: il caso dei video hard e del ricatto a don Gregorio, che nel 2014 fece il giro delle cronache nazionali.

Due uomini, Flavius Savu e Florin Tanasie, furono arrestati per aver estorto 250 mila euro al sacerdote in cambio del silenzio su video compromettenti. Don Gregorio, in seguito, fu ridotto allo stato laicale. E non finì lì: l’anno successivo, un altro parroco, stavolta del Duomo di Vigevano, risultò vittima di un tentativo di estorsione legato agli stessi materiali. In quelle inchieste si affacciò anche l’ipotesi – mai dimostrata – di un giro di pedofilia che avrebbe coinvolto ambienti ecclesiastici della zona.
A tutto questo si aggiunge il contesto già denso di sospetti: suicidi inquietanti, ragazzi che gravitavano intorno alla comunità del santuario, tre dei quali legati ad Andrea Sempio, morti tra il 2011 e il 2016. Le voci si rincorrono: si parla di messe nere, resti di animali trovati nei campi, riti occulti. Nulla di provato, ma la suggestione popolare, alimentata da racconti informali e social network, ha trovato terreno fertile, finendo per intrecciarsi con il giallo di via Pascoli.
In mezzo a questo labirinto di fatti, sospetti e leggende, resta però un dato fondamentale: la giustizia italiana ha condannato in via definitiva Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi. Nessuna delle ipotesi alternative finora emerse ha trovato riscontri sufficienti a riaprire formalmente il caso. Ma nella periferia profonda del mistero, il Santuario della Bozzola continua a essere lo scenario su cui ogni teoria, per quanto estrema o fantasiosa, torna sempre a poggiarsi.