
Le immagini della bambina tra le fiamme, sola tra le macerie e il fuoco, hanno fatto il giro del mondo. Lo scenario è quello della Striscia di Gaza, dove un raid aereo ha colpito la scuola Fahmi Al-Jirjawi, nel nord del territorio palestinese. La struttura, che in origine ospitava studenti, era diventata nelle ultime settimane un rifugio di emergenza per centinaia di civili sfollati, molti dei quali avevano cercato riparo dopo l’intensificarsi dei bombardamenti nella zona.
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Il video, girato pochi minuti dopo l’esplosione, mostra una scena che ha sconvolto anche gli osservatori più abituati agli orrori della guerra: tra il fumo e le lamiere contorte, si intravede la figura di una bambina, scalza e con il volto annerito dal fumo, che cammina attonita tra i corpi. La piccola sopravvive, ma ha perso tutta la famiglia.
Un’immagine simbolo della guerra
In pochi minuti il filmato è diventato virale sui social media, rilanciato da attivisti, giornalisti e cittadini di tutto il mondo. Il volto smarrito della bambina, circondata dalle fiamme, è stato definito da molti come la sintesi visiva del conflitto in corso a Gaza: un’infanzia spezzata, innocente, costretta a farsi strada tra morte e distruzione.
La scuola Fahmi Al-Jirjawi, colpita dal raid, era uno dei numerosi edifici scolastici trasformati in rifugi temporanei per famiglie sfuggite alle bombe. In quel momento, all’interno, si trovavano centinaia di persone, molte delle quali donne e bambini. Secondo le ricostruzioni delle organizzazioni presenti sul campo, l’esplosione ha causato decine di vittime, ma il bilancio esatto è ancora difficile da determinare per via dell’impossibilità di accesso immediato ai luoghi colpiti.

La denuncia di Rula Jebreal: “La storia li giudicherà”
Tra le prime a rilanciare il video sui social è stata Rula Jebreal, giornalista e scrittrice, che da tempo denuncia le violazioni dei diritti umani nel conflitto israelo-palestinese. Nel post, accompagnato dalle immagini della bambina, Jebreal ha scritto: «Questa bambina è viva. Ma ha perso tutta la sua famiglia. La scuola è stata rasa al suolo. La storia giudicherà chi ha compiuto questo». Un messaggio che ha raccolto migliaia di condivisioni e commenti, a testimonianza dell’impatto emotivo suscitato dal video.
La giornalista ha sottolineato come, ancora una volta, a pagare il prezzo più alto della guerra siano i civili, in particolare i bambini. «Non si tratta di danni collaterali – ha scritto – ma di una strategia che colpisce la parte più fragile della popolazione». Jebreal ha anche ribadito l’urgenza di un intervento della comunità internazionale, affinché vengano fermate le operazioni che mettono in pericolo la vita di migliaia di persone indifese.
la bimba che si è salvata dall’incendio, sopravvissuta alle fiamme dopo i bombardamenti israeliani.
— Rula Jebreal (@rulajebreal) May 27, 2025
"Il soffitto è caduto sulla testa della mia famiglia”
"Voglio vedere le mie sorelle, voglio stare con loro, ma sono tutti morti.”
"Voglio stare con loro".pic.twitter.com/boUJClLrWe
L’ennesima tragedia nella Striscia
Quello della scuola Fahmi Al-Jirjawi è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi simili avvenuti nelle ultime settimane nella Striscia di Gaza. Gli attacchi aerei continuano a colpire infrastrutture civili, compresi ospedali, scuole e campi profughi. Secondo le principali agenzie umanitarie, il sistema sanitario locale è al collasso, e il numero di sfollati ha ormai superato il milione.
Le Nazioni Unite hanno più volte lanciato l’allarme, parlando di una “catastrofe umanitaria” in atto, con accesso limitato ad acqua potabile, medicinali e generi alimentari. Tuttavia, le richieste di tregua e le risoluzioni internazionali si scontrano con la complessità geopolitica del conflitto, lasciando la popolazione civile intrappolata in una spirale di violenza e disperazione.
Una bambina sopravvive, ma resta sola
Nel caso della bambina salvata dalle fiamme, non è chiaro chi l’abbia portata in salvo né dove si trovi attualmente. Le organizzazioni umanitarie presenti sul territorio stanno cercando di raccogliere informazioni per garantirle protezione e assistenza, ma il contesto resta estremamente difficile.
La sua immagine, con gli occhi sgranati e lo sguardo perso, è destinata a diventare uno dei simboli di questa guerra. Non solo per la brutalità dell’attacco, ma per ciò che rappresenta: una generazione intera ferita, sola, e spesso dimenticata.
In un conflitto che continua a mietere vittime ogni giorno, storie come quella di questa bambina diventano testimonianze viventi di un dramma collettivo che il mondo non può ignorare. E che, come ha ricordato Jebreal, la storia giudicherà.