
Quasi vent’anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, il caso di Garlasco torna sotto i riflettori con una testimonianza che potrebbe stravolgere quanto finora emerso. Nella puntata del 27 maggio 2025 de Le Iene (per vedere il servizio clicca qui), il supertestimone, noto in passato come “Carlo”, ha deciso di mostrarsi al pubblico, rivelando il proprio vero nome: Gianni Bruscagin. Con il volto scoperto e una serie di documenti alla mano, Bruscagin ha offerto dettagli inediti su una vicenda che, a suo dire, non è mai stata investigata in tutte le sue possibili direzioni. Le sue parole, raccolte dai giornalisti del programma, stanno scuotendo l’opinione pubblica e le autorità.

Chi è Gianni Bruscagin, il supertestimone
Gianni Bruscagin, un uomo semplice ma con un passato segnato da un peso che non è mai riuscito a lasciarsi alle spalle, ha spiegato di aver taciuto per anni a causa delle pressioni e delle minacce ricevute. Era stato avvicinato nel 2007 da una donna di Tromello, vicina di casa della nonna materna delle gemelle Paola e Stefania Cappa, cugine della vittima.
Questa donna, ormai deceduta, gli aveva confidato un episodio che aveva colpito profondamente la comunità del piccolo paese: il giorno dell’omicidio, aveva visto Stefania Cappa entrare nella vecchia casa della nonna con un borsone ingombrante e, poco dopo, gettare qualcosa di pesante in un canale vicino. La donna, che conosceva bene le abitudini del quartiere, era rimasta colpita dal fatto che le gemelle non erano mai state viste frequentare quella zona prima di allora.

La testimonianza inedita e i documenti mostrati
Queste informazioni, Bruscagin le aveva annotate con cura su una serie di foglietti, una sorta di diario investigativo che ha custodito per tutti questi anni. Durante l’intervista a Le Iene, ha mostrato questi documenti, sottolineando come avesse cercato di condividere quanto sapeva con le forze dell’ordine e con i legali della famiglia Poggi. Tuttavia, a suo dire, le sue parole non furono prese in considerazione perché le indagini si erano già concentrate esclusivamente su Alberto Stasi, allora fidanzato di Chiara, che nel 2015 fu condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio.
Bruscagin ha spiegato che, in un primo momento, aveva collaborato anche con l’avvocato della famiglia Poggi, il quale gli aveva chiesto di approfondire alcune piste. Quando però raccontò di aver scoperto il comportamento sospetto di Stefania Cappa, l’avvocato gli avrebbe suggerito di lasciar perdere. Per Bruscagin, questa reazione fu un chiaro segnale che alcune verità non dovevano emergere.

Perché ha parlato solo adesso?
Gianni Bruscagin ha ammesso di aver vissuto per anni sotto il peso delle minacce da parte di persone influenti di Garlasco, motivo per cui aveva deciso di restare nell’ombra fino alla puntata televisiva. La svolta nella sua decisione è arrivata solo recentemente, dopo la scomparsa di alcune di queste figure. Per Bruscagin, il momento era finalmente giusto per liberarsi di un fardello che lo ha tormentato a lungo.
Le sue dichiarazioni hanno già prodotto risultati: i carabinieri hanno effettuato una perquisizione nel canale indicato, recuperando alcuni oggetti. Tuttavia, l’arma del delitto, presumibilmente un martello, non è stata ancora ritrovata.
Nuove rivelazioni e le reazioni
Le parole di Bruscagin arrivano in un momento in cui emergono altri dettagli che potrebbero gettare ulteriori ombre sul caso. Recentemente, sono stati resi pubblici alcuni messaggi vocali di Paola Cappa, cugina di Chiara, in cui afferma: “Guarda io non ho mai aperto bocca, però arriverà il giorno che la apro. Voglio essere pagata fior di milioni… però dirò tutto, tutto, tutto, tutto.” Queste dichiarazioni, unite alla testimonianza di Bruscagin, sollevano domande che potrebbero rimettere in discussione certezze consolidate e aprire nuove piste investigative.
Un caso ancora irrisolto
La famiglia Poggi, dal canto suo, resta in attesa di ulteriori sviluppi. La madre di Chiara Poggi ha smentito l’ipotesi che l’arma del delitto possa essere un attrezzo del camino di casa, dichiarando che tutti gli oggetti sono ancora presenti. La sua ferma dichiarazione aggiunge complessità a un caso già ricco di contraddizioni e misteri.
Quasi due decenni dopo la tragedia, il delitto di Garlasco si conferma una delle vicende giudiziarie più controverse e dibattute della storia recente italiana. Le rivelazioni di Bruscagin aprono un nuovo capitolo che potrebbe finalmente portare a una verità definitiva, anche se il percorso si annuncia lungo e tortuoso. L’opinione pubblica e le istituzioni si interrogano: è davvero possibile che, dopo tutto questo tempo, siano state ignorate piste fondamentali?