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Garlasco, l’intercettazione di Stefania Cappa all’amico: cosa si scopre

Pubblicato: 28/05/2025 14:09

Nel cuore della vicenda che ha sconvolto Garlasco, emerge una telefonata che getta nuova luce sul dramma familiare dei Cappa. Il caso dell’omicidio di Chiara Poggi, che dal 2007 non smette di dividere e appassionare l’opinione pubblica, si arricchisce di dettagli attraverso un dialogo privato tra Stefania Cappa e un amico. Disperata, Stefania, gemella di Paola e cugina della vittima, si sfoga, mostrando quanto siano profonde le ferite lasciate dalle indagini.

Un’inchiesta che non trova pace

Il 12 febbraio 2008, mentre le indagini avanzano, i carabinieri fanno visita a casa Cappa. Stefania racconta che, a sorpresa, non erano interessati a sequestrare la sua bici nera, le scarpe o i vestiti. Invece, cercavano un tutore ortopedico indossato da sua sorella Paola, a seguito di una caduta in bici. Questo dettaglio emerge dopo che un testimone, che aveva descritto una ragazza in bicicletta con un oggetto insolito, è stato ritenuto inaffidabile per aver inventato il suo racconto.

Tensioni familiari e sfoghi personali

Nonostante l’apparente tranquillità della visita, il tono di Stefania è acceso. Nella telefonata, ora resa pubblica, Stefania esprime frustrazione: “Non ce ne frega niente… della tua bici, delle tue scarpe e dei tuoi vestiti, perché comunque… insomma si sono fatti capire no!”. Con queste parole, sottolinea la freddezza percepita da parte degli investigatori e la difficoltà di vivere sotto una lente mediatica così intensa.

La conversazione prosegue con Stefania che ribatte ai carabinieri: “Loro mi conoscono, sanno che sono una testa calda”. La sua rabbia è radicata in un dolore profondo: “Quando vi trovate una sorella in quelle condizioni, una madre che si considera un po’ una fallita perché ha una figlia così e quando ti ritrovi di dover rispondere alla domanda di mia zia: come mai la Chiara non c’è più? Vorrei vedere voi se foste al posto mio…”.

Comprensione e domande aperte

Il dialogo si conclude con un momento di comprensione reciproca. I carabinieri si scusano, spiegando che il loro obiettivo era solo raccogliere un dettaglio tecnico, il tutore. Tuttavia, Stefania contesta le tempistiche: “Allora se volevate solo il tutore perché non siete venuti a prendervelo sei mesi fa quando è successo il delitto?”. La risposta dei carabinieri è eloquente: “È perché se fossimo venuti immagina cosa avrebbero detto i media”.

Questa telefonata, oggi riportata alla luce, evidenzia il clima di tensione e frustrazione che ha avvolto i protagonisti del caso Garlasco. Sebbene le gemelle Cappa non siano mai state formalmente indagate, le loro vite sono rimaste segnate da quella tragica estate del 2007. La verità, ancora oggi, si nasconde tra le pieghe di documenti legali, ricordi dolorosi e conversazioni che, dopo anni, continuano a far discutere.

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