
Aspro confronto a Dimartedì, il talk show di approfondimento politico condotto da Giovanni Floris su La7, andato in onda in prima serata. Protagonisti dello scontro verbale sono stati Edward Luttwak, saggista romeno naturalizzato statunitense e noto consulente strategico del governo degli Stati Uniti, e Alessandro Di Battista, ex deputato del Movimento 5 Stelle, oggi scrittore e opinionista.
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Il tema centrale del dibattito è stato il conflitto in atto nella Striscia di Gaza, con particolare attenzione alla situazione umanitaria della popolazione palestinese. Il confronto si è acceso fin dalle prime battute, con toni tesi e dichiarazioni forti da entrambe le parti.
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La tensione a Gaza e l’assalto agli aiuti umanitari
Nel corso della puntata, si è discusso dell’esasperazione crescente del popolo palestinese, esasperazione che nelle ultime ore ha portato a un episodio drammatico a Rafah, città nel sud della Striscia di Gaza. Una folla affamata e disperata ha fatto irruzione nel complesso in cui vengono distribuiti gli aiuti umanitari, generando una situazione caotica. Le truppe israeliane presenti nella zona hanno reagito sparando colpi in aria per disperdere i presenti e riportare l’ordine.
Di Battista: “Non è una guerra, è un massacro”
Durante il dibattito, Alessandro Di Battista ha preso una posizione netta, criticando duramente le parole di Luttwak e il modo in cui il conflitto viene rappresentato dai mdia e dalla diplomazia internazionale. In particolare, ha respinto con forza il paragone tra la guerra in Palestina e la Seconda Guerra Mondiale, proposto da Luttwak: “Le donne palestinesi continuano a fare figli, non le hanno sterminate tutte, anche se hanno ucciso anche le donne incinte. Luttwak fa finta di ignorare e continua a paragonare una guerra, come la Seconda Guerra Mondiale dove da un lato c’erano le truppe alleate e dall’altra parte forse le forze armate più potenti della storia, la Wehrmacht, con una realtà di oggi che non è una guerra.”
Di Battista ha quindi definito il conflitto in corso come qualcosa di diverso da una guerra convenzionale: “È la prima guerra nella storia dell’umanità dove da un lato c’è l’esercito più potente del Medio Oriente, supportato dalle forze armate statunitensi e dall’altro lato dei bambini che non hanno armi.”
L’ex parlamentare ha continuato con toni durissimi, accusando il governo israeliano di colpire civili inermi: “Questa è la guerra? Quanti morti tra soldati israeliani ci sono stati nelle ultime tre-quattro settimane? È un insulto all’intelligenza definire quello che sta accadendo a Gaza come una guerra. Da un lato l’esercito, dall’altra parte dei bambini inermi, senza armi, che chiedono pane e ricevono bombe addosso e vengono bruciati vivi come nei campi di concentramento nazisti.”

Luttwak: “Hanno lanciato razzi”, ma Di Battista non ci sta
A queste parole ha risposto Edward Luttwak, con tono secco e conciso: “Questi hanno lanciato razzi!”. Una risposta che ha fatto esplodere Di Battista, il quale ha reagito con veemenza: “I neonati? Ma vergognati! Sì dalla culla, ma vergognati!”
Uno scambio che ha evidenziato la profonda spaccatura esistente nell’opinione pubblica e politica sul conflitto israelo-palestinese, una frattura che si riflette nei media, nei talk show e nelle piazze. Il confronto ha messo in luce due visioni inconciliabili: da una parte chi, come Luttwak, interpreta le azioni militari israeliane come una risposta a minacce concrete; dall’altra chi, come Di Battista, vede nell’offensiva israeliana un massacro di civili, un attacco sproporzionato e disumano.
Un dibattito acceso che riflette una frattura più ampia
Lo scontro andato in onda su La7 non è stato solo un momento televisivo di forte impatto emotivo, ma anche il riflesso di un dibattito più ampio che coinvolge l’intera opinione pubblica. Il conflitto in Palestina resta una delle questioni internazionali più complesse e controverse, capace di suscitare passioni, indignazione e profondi dissensi anche nei contesti più lontani dal campo di battaglia.
In un contesto di sofferenza umanitaria estrema, come quello denunciato dai reporter e dalle organizzazioni umanitarie internazionali, le parole pesano. E a Dimartedì, per una sera, la politica ha mostrato il suo volto più acceso, più emotivo, più spaccato.