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Femminicidio Afragola, il j’accuse di Crepet: “Siamo in un baratro, colpa del silenzio di chi sa”

Pubblicato: 28/05/2025 19:58

L’omicidio della quattordicenne di Afragola ha scosso il Paese. Uccisa dall’ex fidanzato di diciannove anni, che non accettava la fine della relazione, la ragazza è solo l’ultima vittima di una spirale di violenza giovanile che si nutre di silenzi, indifferenza e normalizzazione del degrado emotivo. A commentare il caso con parole durissime è lo psichiatra Paolo Crepet, che ci affida una riflessione tagliente e senza attenuanti.

“Il raptus è una favola comoda”

Il raptus è un’insolenza per l’umanità”, afferma Crepet, rigettando ogni tentativo di attribuire l’assassinio a un gesto improvviso, incontrollabile. Secondo lo psichiatra, “chi afferma che ci sono esseri umani che fino al sabato pomeriggio sono dei santi e poi lunedì sono dei feroci assassini, lo racconti nelle più brutte favole della storia”. La violenza, spiega, è un prodotto sociale, non un’eccezione.

Per Crepet, la responsabilità è collettiva. “Quello che sta accadendo è ciò che abbiamo voluto. C’è qualcuno contro i social? Qualcuno che abbia detto davvero che a 13 anni non si possono usare? Se uno ha un profilo a 11 anni, c’è un problema”.

“Basta balle, siamo nel baratro per egoismo”

Nel mirino dello psichiatra non solo le famiglie assenti, ma un intero contesto che preferisce non vedere. “Non prendiamoci per i fondelli. Di fronte a una morta ammazzata, almeno la dignità di non raccontarci le balle tra noi”. Il riferimento è anche alle manifestazioni rituali successive ai femminicidi. “Che facciamo, l’ennesima fiaccolata? Rispetto per chi non c’è più”, ma soprattutto responsabilità concreta, sottolinea Crepet.

La sua denuncia si estende allo stile di vita e alla permissività verso gli adolescenti: “Questa sera decine di migliaia di ragazzine a 13 anni usciranno, non alle nove, ma a mezzanotte. E i genitori? Non solo non si mettono davanti alla porta, ma danno pure 100 euro”.

“Non abbiamo ascoltato Pasolini, e siamo ancora lì”

Crepet rievoca infine un nome che è monito e rimpianto: Pier Paolo Pasolini. “Non l’abbiamo ascoltato 40 anni fa, quando parlava del Circeo. E adesso siamo qua”. Il parallelo è potente: i mostri non sono mai scomparsi, semplicemente abbiamo scelto di non guardarli più.

Nessuna redenzione, secondo Crepet, finché la società continuerà a rispondere alla morte con il conformismo. E finché il silenzio resterà più comodo del confronto.

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