
Un altro fallimento per la Starship di SpaceX, il gigantesco razzo progettato da Elon Musk per portare l’uomo su Marte. Durante il nono test di volo, il velivolo alto 123 metri – grande quanto un palazzo di 40 piani – è andato distrutto nella fase finale della missione. Il razzo era decollato con successo dal Texas, ma dopo circa 45 minuti di volo ha perso il controllo ed è esploso sopra l’Oceano Indiano, dove avrebbe dovuto ammarare. Ancora una volta, il sogno spaziale di Musk è costretto a rimandare.
Il lancio è avvenuto alle 18.30 locali (l’1.30 del mattino in Italia), scelto appositamente per garantire condizioni di luce sull’area dell’ammaraggio. I precedenti voli, avvenuti a inizio anno, si erano conclusi in modo simile: con spettacolari esplosioni in quota e piogge di detriti sui Caraibi. Tuttavia, SpaceX era riuscita a recuperare il primo stadio del razzo – il booster – grazie a una manovra acrobatica che aveva visto l’intervento dei bracci meccanici della rampa di lancio.
Questa volta, però, la Starship ha superato le fasi iniziali del volo con apparente regolarità, prima di precipitare in modo incontrollato. Il centro di controllo della missione ha perso il contatto con il veicolo durante il rientro in atmosfera. Secondo SpaceX, il razzo avrebbe iniziato a perdere carburante e avrebbe subito un danneggiamento dello scudo termico, fino a disintegrarsi a circa 60 chilometri di quota. «È la fine del nono volo di prova», ha annunciato in diretta Dan Huot, portavoce dell’azienda.

Nonostante il fallimento, Elon Musk si è mostrato ottimista. In un post su X, ha sottolineato i progressi ottenuti rispetto ai test precedenti: «Starship ha raggiunto lo spegnimento motori programmato e non ha perso in modo significativo gli scudi termici durante la salita». Musk ha annunciato che i prossimi tre lanci del razzo saranno effettuati «con una cadenza di 3-4 settimane», con l’obiettivo di accelerare i tempi di sviluppo e collaudo.
Il miliardario fondatore di SpaceX ha definito il test «un grande miglioramento rispetto all’ultimo volo». Tuttavia, ha anche ammesso che la navicella ha perso «un numero significativo di piastrelle dello scudo termico», elementi essenziali per resistere alle altissime temperature del rientro. Proprio questa carenza avrebbe causato la perdita di pressione nel serbatoio principale, compromettendo definitivamente la stabilità del veicolo.
Il programma Starship è considerato il fulcro del progetto SpaceX per portare astronauti sulla Luna e su Marte, grazie a un sistema completamente riutilizzabile e in grado di trasportare grandi quantità di carico. Tuttavia, dopo nove test di volo, nessuna missione ha ancora completato il ciclo completo previsto: decollo, separazione dei moduli, rientro controllato e ammaraggio.
La NASA osserva con attenzione lo sviluppo della Starship, che è parte integrante delle missioni Artemis per il ritorno dell’uomo sulla Luna. Il contratto con SpaceX prevede che la navicella venga utilizzata come modulo di allunaggio. Ogni passo avanti – anche tra esplosioni e incidenti – rappresenta, secondo Musk, «un’occasione per imparare». Ma la conquista dello spazio, per ora, resta ancora lontana.