
Era una serata come tante, quella di lunedì 26 maggio. Martina Carbonaro, appena 14 anni, passeggiava per le strade di Afragola con un’amica. Corso Garibaldi era pieno di vita, il chiacchiericcio delle persone riempiva l’aria, e Martina, con uno yogurt in mano, sembrava solo un’altra adolescente che godeva di un momento spensierato. Indossava una t-shirt scura e jeans, un abbigliamento semplice che rifletteva la sua giovane età. Al suo fianco, però, c’era anche Alessio Tucci, il suo ex fidanzato di 18 anni, un ragazzo che si sarebbe rivelato il suo carnefice.

Le immagini di una tragedia annunciata
Le telecamere di sorveglianza hanno catturato quei momenti, trasformandoli in prove essenziali per ricostruire una vicenda che ha lasciato un’intera comunità senza parole. Nel video, Alessio appare agitato, cammina accanto alle due ragazze ma non riesce a trattenere i gesti di nervosismo: si mette le mani tra i capelli, si siede su una panchina e sembra lottare contro pensieri che lo tormentano. Martina, ignara di ciò che sta per accadere, lo raggiunge, cercando forse di tranquillizzarlo.
L’ultima inquadratura li mostra dirigersi insieme verso l’ex stadio Moccia, un luogo isolato, ormai abbandonato, conosciuto tra i giovani come posto dove appartarsi. Sarà proprio lì che, più di 24 ore dopo, le forze dell’ordine troveranno il corpo senza vita di Martina, nascosto sotto un mobile armadio e sommerso da detriti.

Il peso della verità
Alessio Tucci ha partecipato inizialmente alle ricerche della ragazza. Fingendo preoccupazione, si è unito ai gruppi che perlustravano la zona, forse nel tentativo di allontanare da sé ogni sospetto. Ma nella notte, portato in caserma dai carabinieri, il giovane non ha retto. Dopo ore di interrogatorio, ha ammesso tutto: “L’ho uccisa perché non accettavo la fine della relazione”, ha confessato davanti ai pm e ai militari. Un atto di gelosia cieca e brutale che ha strappato la vita a una ragazza che aveva ancora tutto da vivere.
Le dinamiche del delitto, riportate nel decreto di fermo, sono agghiaccianti. Martina è stata colpita ripetutamente alla testa con una pietra, anche quando già giaceva a terra, inerme. Alessio, ora in carcere con l’accusa di omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere, si è detto pentito tramite il suo avvocato. Ma il suo pentimento arriva troppo tardi per Martina.
Una comunità sotto shock
Afragola, cittadina già segnata da numerose difficoltà, è stata sconvolta dalla notizia. La giovane età di Martina, la ferocia del delitto e l’apparente normalità del suo assassino hanno lasciato tutti senza parole. Oltre 2.000 persone hanno partecipato a una fiaccolata organizzata in suo onore, sfilando in silenzio per le strade illuminate dalle candele. Antonio Pannone, sindaco della città, ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali e ha annunciato che il Comune si farà carico delle spese funebri.
Le indagini e il ruolo delle telecamere
La svolta nelle indagini è arrivata grazie alla tecnologia. La geolocalizzazione del cellulare di Martina ha fornito un indizio cruciale: l’ultimo segnale del dispositivo è stato registrato alle ore 21:07 nei pressi dello stadio Moccia. Da quel momento, i carabinieri hanno concentrato le ricerche nella zona. Fondamentali sono state anche le immagini delle telecamere di sorveglianza, sia pubbliche che private, che hanno permesso di tracciare gli spostamenti dei tre ragazzi. L’ultima ripresa, registrata intorno alle 20:34, mostra Martina e Alessio imboccare una stradina che conduce al casolare abbandonato.
Le forze dell’ordine, coordinate dal pm Alberto Della Valle, hanno lavorato instancabilmente, supportate dal nucleo investigativo di Castello di Cisterna e dalla sezione rilievi. La scoperta del corpo è avvenuta nella notte tra il 27 e il 28 maggio, confermando i peggiori timori.
Un monito contro la violenza
“La tragica scomparsa di Martina deve essere un monito per tutta la comunità”, ha dichiarato il sottosegretario Pina Castiello, aggiungendo che è necessario rafforzare la cultura del rispetto e aumentare i presidi di sicurezza per prevenire episodi simili. Le parole, però, faticano a colmare il vuoto lasciato dalla morte di Martina.
La sua storia è diventata il simbolo di un dramma più grande: quello della violenza di genere, che colpisce senza pietà, spesso nascosta dietro relazioni apparentemente normali. Mentre Afragola piange la sua giovane vittima, il Paese intero è chiamato a riflettere e ad agire, perché nessuna vita venga spezzata ancora in questo modo.