
ROMA – La sorpresa più luminosa di questo Roland Garros arriva senza fanfara, senza proclami, senza passato da predestinato. Arriva con la faccia incredula di un ragazzo romano di ventitré anni, filiforme, mancino, che solo un anno fa combatteva contro la mononucleosi. Ora Matteo Gigante è sul taccuino di tutti, dopo aver eliminato al secondo turno Stefanos Tsitsipas, finalista a Parigi nel 2021.
Dai challenger alla ribalta
Era già stato notato nel sottobosco dei tornei challenger, con successi a Nonthaburi, Tenerife e Roma Garden, ma senza mai affacciarsi davvero tra i grandi. Ha debuttato in uno Slam solo quest’anno a Melbourne, uscendo al primo turno. A Parigi ha dovuto cominciare dalle qualificazioni, superando Kym, Svajda e Moller, prima di battere il libanese Benjamin Hassan al debutto nel tabellone principale. Poi, la partita che cambia la carriera: tre set perfetti, intensi, contro un Top 10. Gigante è stato solidissimo, coraggioso, con quella tenuta mentale che finora gli era mancata.
L’amicizia con Cobolli e il tennis di strada
Il tennis, per Gigante, nasce all’Eschilo 2, piccolo circolo di Casal Palocco, dove ha mosso i primi passi con il coach Alessandro Galli. Crescendo accanto all’amico Flavio Cobolli, romanista quanto lui è juventino, ha scelto presto la via più dura: abbandonare il circuito junior, evitare i riflettori, e buttarsi nei tornei dei grandi. A diciotto anni, mentre altri facevano semifinale nei tornei giovanili, lui prendeva aerei per l’Asia, cercando punti ATP nei posti più sperduti.
Djokovic, la malattia, la rinascita
Nel 2021 ha avuto l’onore di essere chiamato da Novak Djokovic come sparring partner prima della finale con Nadal al Foro Italico: un’esperienza che lo ha segnato. Ma il vero spartiacque arriva nel 2024: dopo i successi invernali, la mononucleosi lo blocca. “Avevo difese immunitarie a zero – ha raccontato – bastava un raffreddore per mettermi ko”. È stato un anno durissimo, tra febbre, tonsilliti e stop forzati. Solo grazie al lavoro con il nuovo coach Marco Gulisano e il preparatore Andrea Chiricozzi, è tornato a sentirsi un tennista. Al Foro Italico ha superato Rinderknech, e a Parigi ha realizzato il sogno: battere un campione vero, ed entrare per la prima volta tra le storie di uno Slam.