
La sfida per lo streaming europeo entra nel vivo. L’espansione delle grandi piattaforme digitali americane ha modificato le abitudini di consumo. La televisione tradizionale perde spazio. Pubblicità e spettatori migrano verso i servizi on demand. In questo scenario, l’Europa si muove per non restare indietro.
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La presenza dei big della Silicon Valley mette in difficoltà il panorama mediatico del Vecchio Continente. Netflix, YouTube e Disney dominano i flussi pubblicitari e i contenuti. I gruppi media europei cercano risposte. Serve una visione comune. Serve una massa critica per competere.
Il progetto di una piattaforma continentale torna al centro del dibattito. L’idea è creare un colosso multilingue capace di unire pubblico e investimenti, tenendo insieme culture e mercati diversi. In questo disegno, l’Italia gioca un ruolo chiave.
L’assalto di Mfe su Prosieben: l’ambizione di Berlusconi

Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Media For Europe (Mfe), rilancia il progetto di una Netflix europea. Lo fa con una mossa concreta: punta a rafforzare la presenza in Germania, attraverso una offerta pubblica di acquisto su ProsiebenSat.1 (P7S1). Il gruppo italiano, già primo azionista con il 31% delle quote, offre 4,48 euro per azione in contanti più titoli Mfe.
Se l’operazione andrà a buon fine, Mfe diventerà il terzo gruppo media europeo per ricavi, subito dietro Rtl e Itv. L’obiettivo non è solo economico. È politico e culturale. Berlusconi vuole guidare la trasformazione del settore televisivo privato europeo. Intende costruire una piattaforma che possa attrarre pubblicità internazionale e fidelizzare un pubblico diversificato.
L’ostacolo di Ppf e la partita ceca
Sulla strada di Mfe c’è però un avversario. Il gruppo d’investimento Ppf, con sede in Repubblica Ceca, detiene già il 13% di P7S1. Ha risposto con una controfferta a 7 euro per azione, puntando a raggiungere il 29,99%. Non vuole acquisire il controllo, ma impedirlo a Berlusconi. Secondo il dirigente ceco Didier Stoessel, non esiste una guerra con Mfe. Parla di rispetto reciproco e di strategie diverse.
Berlusconi però non cerca l’assenso. Vuole superare la soglia del 30% e consolidare la posizione con mosse graduali, come già accaduto in Spagna, con l’ingresso nel gruppo Prisa. Il modello prevede piccoli passi. Ogni quota serve per costruire l’architettura di un gruppo media sovranazionale.
Verso un futuro europeo dell’informazione
Il progetto incontra difficoltà culturali e normative. I contenuti restano legati ai singoli Paesi. Le autorità antitrust frenano le grandi fusioni. In passato, operazioni simili non hanno superato i paletti in Francia e Paesi Bassi. Ma l’equilibrio sta cambiando. La necessità di fare fronte comune diventa urgente. Gli analisti lo confermano. Serve una risposta europea forte, coordinata, moderna.
Mfe vuole guidare questa fase. La famiglia Berlusconi torna protagonista. Non più solo in Italia. Ora guarda al continente.