
Con uno sfogo torrenziale che ha tenuto banco in studio e fatto il giro del web, Carlo Calenda ha criticato duramente le promesse mancate del governo Meloni, l’incoerenza di Matteo Salvini e l’atteggiamento degli elettori italiani. Il leader di Azione, ospite della trasmissione Tagadà su La7, ha trasformato il proprio intervento in una miscela di invettiva politica e satira da palcoscenico, mettendo nel mirino anche l’atteggiamento delle opposizioni e dei movimenti di piazza.
Leggi anche: Salvini attacca il Consiglio d’Europa: “Ente inutile che costa ai cittadini per produrre cazzate”
“Sono io sbagliato”, ha esordito Calenda rivolgendosi direttamente ai telespettatori, per poi proseguire con una serie di accuse pesanti: “Questi hanno detto che avrebbero aumentato le pensioni, tolto i dazi interni, eliminato le accise sulla benzina e, arrivati al governo, hanno fatto esattamente l’opposto. E sapete che c’è? Fanno bene, perché li continuate a votare come imbecilli”.
Le critiche agli elettori e la parabola politica
Incalzato dalla conduttrice Tiziana Panella, che gli ha chiesto se stesse davvero dando degli imbecilli agli elettori, Calenda non ha ritrattato: “Sono tutti scontenti della politica italiana che votano. In un mondo reale, se uno vota la Meloni per farsi togliere le accise e lei fa il contrario, cosa dice? Arrivederci. In politica no, perché è X-Factor”.
L’ex ministro dello Sviluppo Economico ha poi usato toni ironici e teatrali, imitando con accento romanesco e gestualità marcata l’elettore medio della destra, ma anche della sinistra, colpendo in particolare l’incoerenza e la mancanza di competenze dei leader politici attuali.

Sanità pubblica e responsabilità del voto
Calenda ha puntato il dito anche contro la gestione della sanità pubblica, affermando che le sue carenze sono il risultato delle scelte elettorali degli italiani: “Quando andate a fare la Tac e vi dicono che non si può fare e che dovete curarvi privatamente, sappiate che l’avete voluto voi, perché votate gente che non ha mai gestito nemmeno un bar”.
Il discorso si è poi concentrato su Matteo Salvini, descritto come un politico camaleontico, pronto a dire tutto e il contrario di tutto: “Per anni ci ha rotto le balle sull’uscita dall’euro, lo ha scritto sulle magliette e lo ha tatuato nel cervello. Poi ha sostenuto Draghi, e ora ricomincia con l’euro. Ma di chi è la colpa? Di chi ce lo impone? Maga Magò? No, lo votiamo noi”.
L’attacco personale a Salvini e alla politica senza idee
Proseguendo con un crescendo sarcastico, Calenda ha ironizzato sulla figura del vicepremier leghista: “Guardate la sua faccia: secondo voi questo mette a posto la sanità? Ma non pensate che siamo nel giorno della marmotta? Se domani mattina deve spiegare che gli extracomunitari sono il fulcro della nazione italiana perché vanno di moda, si tinge di nero. La verità è che questi non hanno opinione”.
Il leader di Azione ha voluto sottolineare come a suo parere la politica italiana sia diventata uno show privo di coerenza ideologica, in cui contano solo le strategie elettorali del momento e la capacità di adattarsi al consenso, senza alcuna visione di lungo termine.
La polemica sulla manifestazione per Gaza
Nella parte finale del suo intervento, Calenda ha affrontato anche il tema della manifestazione congiunta promossa da Pd, M5s e Avs a favore della popolazione palestinese, prevista per il 7 giugno. Il senatore ha spiegato di essere stato escluso dall’iniziativa dopo aver chiesto che fosse chiarito il rifiuto di ogni presenza o slogan antisemita.
“Mi hanno detto di no. Io ho detto che avrei voluto partecipare, a patto di scrivere insieme la piattaforma, chiarendo che in quella manifestazione non sarebbe stata accettata la gente che dice in arabo ‘morte agli ebrei’ o va in giro con le bandiere di Hamas”, ha raccontato. “Fratoianni mi ha risposto: ‘No, noi non chiariamo niente’. E vabbè, fate come ve pare”.
Conclusione
Lo sfogo di Carlo Calenda rappresenta un mix esplosivo di frustrazione politica, critica ai partiti tradizionali e provocazione retorica. Un intervento che, tra sarcasmo e denuncia civile, chiama in causa non solo i leader al governo, ma anche gli elettori italiani, accusati di assecondare con il voto un sistema che li danneggia. Il messaggio è diretto e senza filtri: se le cose non cambiano, la responsabilità non è solo di chi governa, ma anche di chi continua a premiare con il consenso chi, secondo lui, ha fallito su tutta la linea.